17/01/14

Recensione film: Il Grande Silenzio (1968)*****




  
Presissimo dalla saga di Durango di Yves Swolfs (di cui trovate la mia recensione su C4C) ieri sera ho finalmente visto per intero questo capolavoro di Sergio Corbucci.
Il film non passa spesso in tv per un immotivato V.M. 18 affibiato dalla censura di quegli anni.
Non c’è più violenza di quanta ne propongano gli altri spaghetti western, giusto una spanna in più di Django dello stesso regista, ma sicuramente lo svolgimento della pellicola implica una certa maturità per accettare tutti i capovolgimenti di clichè  che tempestano lo spettatore.Un film al contrario, dove il protagonista non è il bell’eroe interpretato da Jean-Luois Trintignant, archetipo puro , privo di peccato che spara  per secondo e quindi sempre per leggittima difesa.

Gordon, chiamato Silenzio,  è uno al cui confronto Bruce Wayne ha avuto l’infanzia di Dj Francesco,  vede massacrare la propria famiglia da alcuni cacciatori di taglie che in più gli recidono  le corde vocali per impedirgli di denunciare il misfatto. Silenzio vaga per le cittadine del west per uccidere malvagi bounty killers, un assassino di assassini. Gordon è il più umano degli eroi, perde, combatte s’arrabatta ma è realistico, vero, Trintignant interpreta tutto con uno sgardo essendo muto per tutto il film. 


Ci si innamora del bel pistolero, si spera che possa vincere contro il male come tutti gli sboronissimi truci eroi del west nostrano che con una pistola da millemila colpi sterminavano eserciti. Ma Gordon è una persona e come  tutti noi che viviamo nel mondo reale, perde, un uomo solo non può nulla anche con  le migliori delle intenzioni. Il centro della narrazione è lui, l’immenso Tigrero interpretato magistralmente dal diabolico Klaus Kinski, con il cappello da prete e la pelliccia da donna, un uomo che mette paura nonostante la sua gracilità, il blu dei suoi occhi è un pozzo di malvagia e lucida  follia. 


Per Tigrero gli uomini sono carne da vendere , uccide con scioltezza, un intelligentissimo macellaio protetto dalla legge del denaro. E’ lui il vincitore, uccide tutti, il buon sceriffo Corbett, la matrona Règine, la bella Pauline e quello stronzo di un angelo che ha tentato di ripulire l’inferno.


Un film che è un pugno sul naso, di quelli che ti fanno lacrimare ed incazzare toccando corde e nervi che sono sepolti chissà dove nell’animo.
Questa è la grande bellezza, altro che i Sorrentino “faccio il film alla Fellini per far contenti gli americani” , negli anni 60 non ci mettevamo in coda per ricevere un oscar e una pacca sulle spalle, distruggevamo miti



14 commenti:

  1. Grandioso, l'unico spaghetti western che apprezzo oltre a quelli di Sergio Leone (e ad alcuni di quelli dichiaratamente comici).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho l'impressione che il Dr. King Schultz interpretato da Christoph Waltz nel Django di Tarantino sia un'evoluzione scremata del Tigrero di Kinski. Secondo Swolfs in Durango, Tigrero muore ammazzato dai Rangers dopo aver rubato la mouser al muto. Durango praticamente è un vero e proprio seguito secondo l'autore francese. Il finale del film buonista girato e che si trova su youtube invece è orrendo.

      Elimina
  2. Addirittura 5 stelle?
    Mi hai incuriosito!

    RispondiElimina
  3. Uno dei più sottovalutati e sconosciuti (o forse sottovalutato perché sconosciuti) western all'italiana.
    Titolo che "rompeva" tutte i canoni classici del filone: il buono che - essendo muto - non si produce nella classiche "frasi memorabili" e muore senza aver "assolto il suo compito", finale tutt'altro che consolatorio, una protagonista femminile non di mero contorno (e con un peso superiore alla Cardinale di "C'era una volta il West"); avessero messo pure gl'indiani...
    Sottolinerei, a titolo personale, un'azzeccata colonna sonora di Morricone, che lascia presagire la tristezza del finale "non canonico". Lo stesso Mereghetti commenta "western nostrano che merita più di una visione"

    Citando (a memoria) il Giusti, pare che:
    - Corbucci "impose" il finale al produttore facendogli assistere una versione alternativa "classica" (Silenzio che fa l'ammazzasette) talmente girata male da costringerlo a tenere il "director's cut"
    - Trintignant è muto perché non spiaccicava parola in italiano e inglese (considerato il doppiaggio sistematico, l'ho sempre letta con molto beneficio d'inventario)
    - altro problema, per il quale il film poteva avere uno sviluppo diverso, era l'essere girato sotto la neve, cosa che rendeva particolarmente ostici i ciak quando si doveva rifare una scena (si dovevano ripulire le orme lasciate sul terreno imbiancato).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il finale alternativo l'ho visto su Youtube ed effetivamente la resurrezione dello sceriffo e Silenzio ammazzatutti stonavano nell'insieme e avrebbero rovinato l'insieme rendendo il film simile a molti altri anche se sempre di una bellezza superiore alla media. La scena non è girata male ma sembra proprio un altro film, un inserto porno per il mercato estero, come facevano per molte commedie e gialli degli anni d'oro. La colonna sonora è splendida, elegiaca lontana dal Morricone delle marcette, fischiettate e ritornelli gasanti, leggera come la neve che copre tutta la pellicola. L'altro spaghetti western che adoro è i quattro dell'apocalisse di Fulci per motivi molto simili e che appena rivedo recensisco. L'imprescindibile tomo del Giusti l'ho anch'io e spesso lo consulto volentieri, questa volta volevo scrivere però una recensione di panza e d'emozione.

      Elimina
  4. vado a comprarlo immediatamente su ebay....salvatore,se non lo trovo,ti faccio venire a tirare i piedi da kinsky...:-)

    RispondiElimina
  5. Tutto verissimo! D'accordo su tutto, anche sul tema musicale di Morricone che è in assoluto uno dei miei preferiti.

    RispondiElimina
  6. tra l'altro si dice che alla prima cinematografica uno spettatore incazzato per il finale, si alza e spara contro lo schermo. Lo sceriffo era interpretato da Frank Wolff che era ebreo, e Corbucci diceva che lui e Kinski se le suonavano di santa ragione dopo le riprese. Film bellissimo, comunque. L'inizio con Silenzio che cavalca e cade nella neve con la musica triste e' epocale.

    RispondiElimina
  7. I 4 dell'apocalisse non m'ha mai fatto molta impressione a parte qualche scena piuttosto forte. Semmai, un western molto bello da rivedere e' Mannaja con Maurizio "cop" Merli. Musiche bellissime. E anche Keoma non scherza...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Keoma", il primo "Django", i western con Giuliano Gemma...

      Elimina
    2. Mannaja non l'ho mai visto (provvederò), Keoma sì è mi è molto piaciuto, il primo Django è un cult imprescindibile anche se secondo me non è invecchiato bene come altri, i film con Gemma...il compianto Giuliano aveva la faccia di buono, gli mancava il fascino del bastardo degli altri protagonisti e spesso i suoi film erano meno violenti e con eroi "eroi" tutti di un pezzo che mancanvano di approfondimento psicologico, ma questa è una mia opinabile opinione.

      Elimina
  8. Finalmente l'ho visto! Oltre ad avallare l'opinione scritta da chi mi ha preceduto, ci terrei a ricordare la presenza nel cast di Luigi Pistilli e Mario Brega...

    Un titolo che ha meritato un posto nella mia videoteca.

    RispondiElimina