02/01/14

Speciale Martin Mystère N°: 11 -Il cavaliere verde- 1 maggio 1994***1/2




Soggetto e sceneggiatura: Carlo Recagno (da un'idea di Alfredo Castelli)

Disegni e copertina: Giancarlo Alessandrini

Interessante quest’albo speciale del BVZM che come al solito ti lascia quella bella voglia di approfondimento dei temi trattati. La Mystère è la mia serie Bonelli preferita, come ho già scritto da qualche altra parte nel Blog. Nutro passione per  “il genere” ed il Giacobbo di Castelli è una delle poche cose che intendo conservare. La storia dello speciale n.11 riporta Martin & company nella terra delle fate. Rileggendolo la prima cosa che mi è venuta in mente è che non è vero che è ormai impossibile trattare il fantasy in maniera originale.
Recagno e Castelli riescono a fare interagire il regno di Faeerie ed il mondo reale con leggerezza naturale, traendo da spunti letterari classici idee vivaci e moderne. Penso che qualunque albo “magico” del vecchio Alfredo da quattro punti nel deretano , come originalità e verve, anche al “nuovissimo” Dragonero di Luca Enoch, ambizioso e pesante e che ho già abbandonato al numero cinque perché quando la lettura di un giornaletto acquistato diventa dovere (per recuperare almeno i dindini spesi) e non più piacere è meglio lasciar perdere. La base sostanziale , a mio avviso è questa: i riferimenti culturali dei grandi vecchi del fumetto sono i libri, polverosi ma pieni di concretezza e spunti eterni, i giovani autori miei coetanei, ahimè, sono dei geek cresciuti a manga, Tolkien da film, super eroi  e giochi di ruolo.


Lo stesso concetto che rende eterna Heidi e non i Fantagenitori. L’ispirazione per lo speciale del 1994 è il poema medioevale "Sir Gawain and the Green Knight" che narra l’avventura di uno dei cavalieri di Artù  che per "lo onore" va incontro alla decapitazione. Un presupposto che permette a Recagno di scrivere, tra l’altro,  di druidi, paradisi perduti ed  il piccolo popolo. Un fumetto seduto, fatto perlopiù di dialoghi e battute, come una piece teatrale, una sorta di giallo mistico. Sarà che ultimamente ho letto tanta merdaccia moderna , ma anche questa storia di Martin che dal resto del web è considerata mediocre mi sembra una spanna superiore a molto di quello che ingombra le edicole oggi. Sto diventando anch'io irrimediabilmente  un buon vecchio zio rincoglionito retroniko.
Sbattiamo subito sul post un po’ di forme della cara Angie disegnata dal bravissimo Alessandrini per rallegrare la recensione.




8 commenti:

  1. Non so se ti è capitato di vedere la serie a cartoni animati di Martin Mystère: AGGHIACCIANTE. Non sono mai stato un'appassionato delle sue storie, preferendo Dylan Dog, ma vedere un personaggio storico del fumetto italiano come Martin venire sostituito da un ragazzino delle superiori con il ciuffo e la camicia hawaiana, è come un calcio nei testicoli.

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    1. Si, qualcosa ho visto...però senza attenzione, quindi non ho idea di come fosse il cartone. Mi pare di ricordare che Castelli lo abbia comunque inserito in qualche modo nella continuity...potrei sbagliarmi. Peggio del dyd del film americano non può comunque essere

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    2. Lasciate stare... quella è zozzeria frances.e..

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  2. Pur non essendo tra i migliori Speciali del BVZM, "Il cavaliere verde" rimane una buona storia, ed è interessante anche il volumetto allegato. Provo una forte nostalgia per i volumetti che un tempo venivano allegati agli Speciali bonelliani: strappare il cellophane che conteneva l'albo e il librino era per me un momento davvero magico.

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    1. Gli albetti poi erano curatissimi, vere e proprie piccole enciclopedie. Il problema è che si perdevano sempre. A me ne sono rimasti un paio di Dylan, nessuno di Martin, qualcuno di Nick Raider.

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  3. Io per fortuna ce li ho tutti. Quelli che mi mancavano - perché perduti - li ho recuperati qualche anno fa su ebay, tra i quali
    il primo, meraviglioso volumetto dell'Enciclopedia della Paura - La paura dalla A alla Z -, allegato al primo Speciale di Dylan Dog, "Il club dell'orrore" (agosto 1987). Già solo la copertina dell'albetto - una splendida Medusa disegnata da Villa - vale l'acquisto.

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  4. Quarto albetto dylandoghiano. Non so perché, ma rispetto ai primi tre - quello già menzionato, "Il diavolo dalla A alla Z", "Il cinema horror dalla A alla Z" - mi è piaciuto di meno.

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