04/05/16

Pinocchio di Alberico Motta e Sandro Dossi Edizioni Cliquot 2016 ****


Finalmente sono riuscito a mettere le mani sul primo libro a fumetti della casa editrice del benemerito Federico Cenci. Fisicamente l’edizione è pregevole, per la prima volta vedo parte dei maestri Bianconi stampati con il rispetto che meritano, ottima carta e copertina, fantastico l’editing grafico.
La nota particolare sta nella genesi del libro, il primo caso italiano di riuscito crowdfunding di un fumetto vintage e su una piattaforma nazionale.
Che sia questa la strada da percorrere per leggere quel che realmente vogliamo in barba ai colossi dell’editoria che ci  ripropinano ad libitum sempre le stesse carcasse dei comics lette e rilette in tutti i formati possibili?
Che ci sia la possibilità, un giorno, di far ristampare le storie che non riusciamo a recuperare, il personaggio amato e dimenticato e perché no pagare di tasca nostra i diritti di un fumetto che nessuno ha il coraggio di riproporre?
Ben venga il progresso che esalta il passato, tutti i lettori devono essere soddisfatti  e non di solo Marvel e Sbe è fatto il mondo.

Tornando a “Pinocchio di Alberico Motta e Sandro Dossi”

Redazionali:

Luca Boschi  fa una splendida disamina dei “Pinocchi” a fumetti che termina con la curiosità del lettore, Luca non vede l’ora di rileggere i fumetti Bianconi e vedere che effetto gli fanno dopo così tanti anni. Andrea Leggeri si occupa della parte tecnica elencando cronologie e fatti.
Non ho condiviso appieno invece le idee di Giuseppe Pollicelli, la divergenza di opinioni e fondamento della democrazia, ma il suo articolo l’ho trovato distante, onesto ma privo della passione  che condivido con molti dei lettori di Retronika per i fumetti di Bianconi.
Strano che tra i vari Pinocchi a fumetti  non sia stato citato quello quasi contemporaneo di Geppi Dellisanti e non ricordo se tra i Bianconi viene ricordato anche la marionetta in versione Umberto Manfrin.

Fumetti:

Adesso mi autocito visto che in Da Braccio Di Ferro a Provolino ho redatto una scheda anche per la fabulosa Collodiland ve la posto come summa della mie idee sul personaggio con gli input di Sangalli, Motta e Dossi: “Renato Bianconi era sempre voglioso di varare testate con nuovi personaggi; all’ennesima richiesta produttiva gli artisti della casa editrice si ricordarono che erano appena scaduti i diritti d’autore del burattino di Carlo Collodi. L’editore prese la palla al balzo, non gli pareva vero, per una volta aveva a disposizione un character famosissimo, conosciuto da tutti e non doveva sborsare una lira a nessuno per produrre nuovi giornalini, tranne che ai maestri della redazione lombarda che percepivano già la loro paga. Il team creativo degli anni settanta, capitanato da Alberico Motta, aveva le idee chiare: non ripresentare una trasposizione dell'originale, opera già eseguita egregiamente da Benito Jacovitti, Aurelio Galeppini e Luciano Bottaro, ma continuare il romanzo ambientandolo ai nostri giorni, utilizzando personaggi classici come I GENDARMI, IL PESCATORE VERDE o IL COLOMBO GIGANTE. L’intenzione degli autori era di demolire la mentalità educativa retrograda e dare diritto al burattino-bambino di essere rispettato per quello che era nella sua dimensione fanciullesca. Furono in molti a disegnare il Pinocchio Bianconi: Tiberio Colantuoni, Pier Luigi Sangalli, Sandro Dossi, Umberto Manfrin e lo stesso Alberico Motta, che scrisse anche quasi tutte le sceneggiature delle nuove storie del personaggio. Pinocchio è stato uno dei più curati tra i fumetti delle Edizioni Bianconi e va letto nel suo complesso, senza soffermarsi sul valore del singolo autore o storia pubblicata. In Grecia fu ristampato anche dopo quarant'anni dal primo albo italiano, con una testata che portava  il suo nome e comprendeva altri personaggi umoristici della casa editrice, nonostante fossero passati tanti anni dal suo fallimento. Il personaggio fu ripreso negli anni ottanta da Nicola Del Principe che rimodernò il cast collodiano inseguendo i canoni disneyani, rendendo tutto più tondeggiante o, come si direbbe oggi, cutie .“
Fine autocitazione.

Aggiungo adesso con più spazio a disposizione:

Il Pinocchio di Motta e Dossi è parte importante del revamping dell’universo collodiano  realizzato dalla crew di artisti in forza nella casa editrice di Renato. Bisogna ammettere però che Il burattino fu onorato da tutti, ottimo fu l’avvio di Tiberio Colantuoni e anche le storie disegnate  da Pier Luigi Sangalli meritano menzione. Fatto sta che tutto il succo del divertimento stava nei meravigliosi testi e sceneggiature di Alberico Motta che si è prestato come disegnatore del bimbo di legno per un gruppo non nutritissimo di storie ma dal tratto delizioso e che in parte vengono ristampate nel libro di Cliquot. Come successe per Geppo, però, la versione grafica più ricordata di Pinocchio e compagnia edito da Bianconi è quella del grande operaio Sandro Dossi. Quando vedi le tavole di Sandro non riesci mai a capire come cavolo facesse ad essere così dettagliato con la mole enorme di lavoro che doveva produrre in un mese. Nota a parte merita Del Principe, non incluso in questa raccolta per motivi logici, che come scrive il Boschi realizzò un Pinocchio di tratto “troppo americano”.
Nella mia opinione, per quanto gradevole, quello di Nicolino, non era neanche da considerare in continuity , il simpaticissimo pupazzetto cicciottello si poteva considerare a tutti gli effetti un nuovo personaggio della casa editrice.
Le storie contenute nel libro sono:

“50 anni dopo” (tavv. 22, Motta-Dossi)
“Un’americana a Venezia” (tavv. 20, Motta-Dossi)
“I nasi di cartone” (tavv. 12, Motta-Dossi)
“I fiori sul naso” (tavv. 16, Motta-Dossi)
“La battaglia napoleonica” (tavv. 15, Motta-Dossi)
“Un mondo migliore” (tavv. 12, Motta-Dossi) che potete leggere recensita anche qui 
“Le bistecche sacre” (tavv.20, Motta-Dossi)
“Il tesoro degli avi” (tavv. 24, Motta)
“L’isola delle perle” (tavv. 24, Motta)

Devo scrivere che è stata fatta una selezione impeccabile ed ottimo è stato anche il restauro delle tavole. Il Pinocchio di Motta e Dossi non ha cali, un po’ come Provolino o Pierino (sempre scritti da Motta) si può considerare come opera qualitativamente omogenea. Non ho mai letto un avventura debole di Pinocchio, cosa che mi è capitata con personaggi della stessa casa editrice più venduti e richiesti, come se gli autori Bianconi nutrissero un forte rispetto per la materia di origine, del background e anche del linguaggio collodiano. Alcune storie non le avevo mai lette prima, Pinocchio forse è una delle più difficili tra le testate Bianconi da recuperare, la mia impressione è che non avesse tirature alte come Braccio di Ferro o Geppo.  Converrete con me che nei mercatini e su internet non è che si trovino così tante copie del Pinocchio Bianconi, non è una serie rognosetta come Saruzzo o Astor ma avere una serie completa al 100% non mi pare che sia cosa immediata, aldilà del prezzo esiguo dei singoli albi.
In sintesi: Volume di cui consiglio fortemente l’acquisto anche perché probabile “base” per futuri progetti similari di Cliquot. Se non dovessimo più leggere di questi fumetti la responsabilità è ormai nostra.



7 commenti:

  1. E andiamo così! Complimenti a Federico per aver concretizzato il primo progetto della sua neonata casa editrice!

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    1. Infatti. Che lo scaffale dei volumi Annexia aspetta di riempirsi...

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  2. Un super article pour un super livre ! Je partage sur FB !

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  3. Wow che bella recensione! Grazie mille!

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    1. ti rinnovo il bocca in lupo anche per gli amati Motta e Dossi

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