19/01/17

Il Dominatore della Malesia di Luigi Motta e Nadir Quinto (1949)


Interessante recupero vintage, Il Dominatore della Malesia narra la vicenda di D’Arris, ultimo malese sopravvissuto a un complotto ordito dai colonialisti che gli hanno sterminato tutta la famiglia ad eccezione del figlio che è stato allevato come un inglese.
Durante l’insediamento del nuovo Rajah di Sagàr, un fachiro narra la sua storia ormai diventata leggendaria e D’Arris si decide a riprendere le armi contro l’invasore. Assalta quindi la nave dove si trovano il figlio perduto, ribattezzato James, e la sua fidanzata e da lì comincia una serie di scorrerie da cui è lecito evincere che Luigi Motta andasse a braccio e si inventasse gli sviluppi di pagina in pagina, visto che si affastellano uno dietro l’altro colpi di scena, personaggi nuovi sbucati dal nulla per risolvere le situazioni e i luoghi comuni che rendono memorabili le storie d’avventura (ci sono persino i proverbiali thug e una conturbante dark lady).



Un bel casino, insomma, ma piuttosto che un fumetto più canonico preferisco di gran lunga una storia così complicata, ancorché incoerente e contraddittoria in certi passaggi, e dal ritmo spiritato.
Un certo motivo di interesse per questo fascicolo dalle classiche 32 pagine degli Albi d’Oro Mondadori è l’esotismo, diciamo così, di secondo livello, per cui non si vedono solo gli elementi esotici propriamente detti (l’ambientazione salgariana) ma si riesce anche a cogliere come quegli elementi fossero filtrati dalla sensibilità e dai gusti dei tardi anni ’40 italiani.


Curiosamente non mancano errori e refusi, per quanto il fascicolo sia uscito in un’epoca più civile della nostra, quando i correttori non erano automatici.
Il lavoro di Nadir Quinto è semplicemente stupendo, ed è quello che mi ha fatto propendere per l’acquisto. Tutte le sue figure sono espressive, dinamiche e rispettose dell’anatomia pur essendo caratterizzate molto bene. Anche gli sfondi sono curatissimi e in più di una vignetta usa con maestria il recadrage e la profondità di campo per guidare il lettore dove vuole lui. 



Sono piuttosto frequenti le vignette verticali con cui il movimento viene reso con ancora maggior efficacia, e non mancano nemmeno delle vignette dalle dimensioni extralarge per raffigurare scene di massa. In molti casi, cosa incredibile pensando che il fumetto risale al 1949, le sue vignette non vengono nemmeno accompagnate da didascalie, visto che “raccontano” benissimo da sole.
Unica parte a colori, le pagine 16 e 17 al centro del fascicolo: si tratta però di colori che non aggiungono nulla al disegno e anzi rischiano di comprometterne la leggibilità.
In appendice sono ospitate due tavole di livello assai più modesto dedicate al romanzo a puntate Il Corsaro Fantasma, di cui non vengono riportati gli autori.



Nonostante Il Dominatore della Malesia si concluda con promesse di ulteriori sviluppi, questo fascicolo ha il grandissimo pregio di essere perfettamente concluso in sé, anche stando a quanto riportato su questo autorevole sito: http://www.collezionismofumetti.com/fumetti.php?idx=1233




Non so quanto possa valere sul mercato del collezionismo, io ho preferito nettamente comprarlo a 20 euro (la mia copia è in condizioni relativamente buone, considerato che ha 70 anni sulle spalle e che la carta non è certo pregiata), piuttosto che spendere 5 euro per gli albetti di Nat del Santa Cruz o Sciuscià che erano messi peggio e denotavano senz’altro una qualità più bassa, almeno a livello di disegno.

Recensione di Luca Lorenzon

6 commenti:

  1. Bella questa recensione di Luca, che mi riporta alla mente quel detto secondo cui, dopo Omero, non s'è più scritta roba originale! ;)
    A me quest'albo ha fatto pensare a un misto tra "Le Storie" (autoconclusivo, autore nominato in copertina), "Adam Wild" (epoca di ambientazione); a sua volta potrebbe essere stato di ispirazione a "I naufraghi del tempo" per la trama serrata e piena di colpi di scena...
    Non credo di avere mai letto fumetti tanto antichi (di certo non ne possiedo!), sarei curioso di farlo. :)

    PS: il Motta in questione ha qualcosa a che vedere con Alberico?

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    1. Non credo sia parente di Alberico :-)

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    2. Quello del fumetto italiano anni '40 e '50 era tutto un altro universo. In cui non mancano delle chicche!

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    4. Luigi Motta era uno scrittore veronese emulo di Salgari (anche se è come paragonare lo champagne alla gazosa) che scrisse un ciclo di dieci romanzi nei quali d'Arris è uno protagonisti e di cui "Il dominatore della Malesia" fa parte. Le sue trame (ho letto sei libri del ciclo su dieci, gli altri sono introvabili) sono come Luca le descrive: colpi di scena a non finire, personaggi che appaiono e scompaiono, confusioni tra India, Malesia e relative flore e faune ecc. Molto interessante questa trasposizione a fumetti; chissà se ne sono state fatte delle altre a partire dagli altri romanzi.

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  2. Luca è un bravo ragazzo e sono sicuro che ci perdonerà per il tiro giocatogli. Senza malizia. No kiddin. Chi bazzica il suo blog avrà sicuramente notato che spesso e volentieri scherziamo sul suo amore per Mailo Manari ( come chiamo un popolare artista italiano portato per le donnine che recentemente ha disegnato una cover x la Donnaragna della Casa delle Idee ) a cui contrappongo il mio apprezzamento x cartoonists fuori dal coro come Sam Kieth e Mark Badger e Ted McKeever. Accademia contro nevrosi. E così ho preso carta e calamaio e ho realizzato un fumetto a la Galep strizzando l'occhio anche a cose come la cover di Action Comics # 1 - si noti il dentone con il turbante bleu - e ho fatto in modo - non importa come - di farlo arrivare a LL dopo averlo opportunamente fatto invecchiare dai miei amici di Altrove. La prossima volta gli cucino La Pimpa incontra gli Aristocratici disegnato a la Giraud incontra Miguel Angel Martin con qualche inside joke come i Dalton visti da Alex Ross e vediamo quanto è disposto a pagare...

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