13/07/18

Fanfiction: Caccia al falsario di Andrea Micky





In una bella giornata di sole, Poldo stava girovagando nel parco cittadino.
“La solita: storia: ho una fame da lupo e neppure un soldo per soddisfarla” brontolò lo Sbaffini.
Perso nei suoi pensieri, Poldo non si accorse di un uomo che veniva nella sua direzione, finendo così con lo sbattergli contro.
L’estraneo però sembrò non prendersela e si allontanò in tutta fretta, senza accorgersi dell’oggetto che gli era uscito da una tasca del logoro cappotto che indossava.
Poldo se ne rese conto invece, anche perché l’oggetto in questione era una grossa mazzetta di banconote, che lo Sbaffini si affrettò a nascondere sotto la giacca.
“So bene come spendere questa manna improvvisa” pensò soddisfatto il mangione.

Il ristoratore Casagrossa aveva appena servito una birra a Braccio di Ferro, quando Poldo entrò nel suo locale.
“Fuori di qui!” intimò rabbiosamente Casagrossa.
“Posso pagare la mia consumazione” replicò Poldo, porgendo la mazzetta di denaro al ristoratore.
Dopo aver preso i soldi, Casagrossa servì a Poldo un vassoio carico di panini col salsicciotto, che lo Sbaffini si mise a divorare avidamente.
“Dove hai trovato tutti quei soldi, Poldo?” volle sapere Braccio di Ferro.
“In giro” si limitò a rispondere lo Sbaffini, senza smettere di mangiare.

“Basta così, furfante” ordinò Casagrossa, afferrando il mangione per la giacca.
“Ehp! Che ti prende? Ti ho pagato” obbiettò lo Sbaffini.
“Sì, ma con dei soldi falsi” ringhiò il ristoratore, mettendo le banconote in controluce.
“Che succede?” domandò un poliziotto appena entrato nel locale.
“Questo scroccone ha cercato di rifilarmi dei dollari falsi” spiegò Casagrossa.
“Se é così, devo arrestarlo” disse il poliziotto, mentre ammanettava Poldo.
“Pietà! Io non sapevo che quei soldi fossero falsi” si difese lo Sbaffini, mentre veniva trascinato via.
“Non posso abbandonare un amico nei guai” disse Braccio di Ferro, seguendo l’agente col suo prigioniero.

Poco dopo, sotto lo sguardo vigile di una guardia, Braccio di Ferro stava parlando con Poldo, che era stato chiuso in cella.
“Poldo, come ti sei procurato quei soldi?” domandò il marinaio.
“Passeggiavo nel parco ed ho sbattuto contro un tale, che li aveva persi senza accorgersene” ammise lo Sbaffini.
“E come era fatto questo tale?” volle sapere Braccio di Ferro.
“Era alto e magro, coi capelli biondo castani e la barba incolta. Indossava un abito grigio sotto un cappotto marrone piuttosto consunto ed una benda sull’occhio sinistro” rispose Poldo.
“Questa descrizione mi ricorda qualcuno -intervenne la guardia- Magari, in archivio si trova qualcosa”.
“Vado subito a vedere” disse Braccio di Ferro.

Dopo un’attesa che a Poldo sembrò interminabile, Braccio di Ferro tornò insieme all’agente addetto agli archivi.
“Forse abbiamo trovato qualcosa” disse il marinaio, mostrando all’amico la foto di un ricercato.
“É lui!” esclamò lo Sbaffini.
“Si tratta di Sven Occhiocupo, un noto falsario a cui diamo la caccia da tempo” spiegò l’archivista.
“E non c’é modo di rintracciarlo?” volle sapere Braccio di Ferro.
“Da mesi sembra essersi volatilizzato nel nulla, ma pare che frequenti ancora il suo locale preferito: un bar nei bassifondi, chiamato La Mano Mozza” spiegò l’archivista. 
“Non é granché come pista, ma, in mancanza di meglio, comincerò a cercare da lì” disse Braccio di Ferro, dirigendosi verso l’uscita.
“Fai in fretta. Non ne posso più di questo posto” si lamentò Poldo.
“Visto il modo disonesto in cui ti sei procurato quel denaro, la tua permanenza qui é più che meritata” gli fece severamente notare il marinaio.

Una volta raggiunti i bassifondi, Braccio di Ferro si diresse verso il bar frequentato dal falsario.
“Certo che questo é proprio un postaccio” pensò il marinaio, mentre entrava nel locale.
“Posso fare qualcosa per te?” gli chiese il nerboruto barista.
“Sto cercando Sven Occhiocupo per fargli alcune domande” rispose Braccio di Ferro.
“A me sembri un informatore della polizia -sbottò il barista, scavalcando il bancone- Perciò, fila via”.
E senza aggiungere altro, l’energumeno afferrò Braccio di Ferro e lo scagliò fuori dal locale come se fosse stato un giavellotto olimpico. 
Tutti gli avventori si misero ad applaudire estasiati, ma proprio mentre il barista tornava al suo posto, Braccio di Ferro rientrò nel locale allo stesso modo di un toro infuriato e travolse il suo opponente, appiattendolo al suolo.
“Adesso, posso sapere dove trovare Sven Occhiocupo?” domandò spazientito il marinaio.
“Lo trovi nella casa abbandonata ad un paio di isolati da qui” rispose il barista, ancora stordito per la botta ricevuta.
“Grazie” replicò Braccio di Ferro, mentre si avviava.

Poco dopo, Braccio di Ferro si trovava di fronte al fatiscente edificio indicatogli dal barista.
Agendo il più silenziosamente possibile, il marinaio aprì una finestra e penetrò nell’edificio, il cui interno era ridotto quasi peggio dell’esterno.
“Sarà meglio fare attenzione” pensò il marinaio, mentre si guardava intorno, alla ricerca di una qualsiasi traccia del falsario.
In quella, uno strano rumore proveniente dal piano superiore attirò l’attenzione di Braccio di Ferro, che, pensando ad un tentativo di fuga da parte del criminale, si diresse verso una rampa di scale poco distante.
Ma prima ancora di poggiare il piede sul primo gradino, una botola si aprì proprio sotto il marinaio, che precipitò in un profondo cunicolo, sul fondo del quale una macchina dotata di lame affilate era in piena attività.

A distanza di sicurezza, Sven Occhiocupo si godette lo spettacolo offerto dalla caduta di Braccio di Ferro nella macchina.
“Ho fatto bene a piazzare quel trabocchetto esattamente sopra il trita documenti che uso per distruggere i miei pezzi meno riusciti” disse il falsario, mentre ascoltava il rumore dell’intruso che veniva maciullato dal macchinario.
Improvvisamente però, la trituratrice cominciò a vibrare, per poi esplodere in mille pezzi, rivelando un Braccio di Ferro perfettamente incolume.
“Il tuo scherzo non mi é piaciuto affatto” sbottò il marinaio.
“Allora, il prossimo ti piacerà ancora meno” replicò il falsario, mentre premeva un pulsante sul muro, che causò l’apertura di uno scomparto segreto, da cui uscì un energumeno talmente alto da sfiorare il soffitto con la testa.
“Kunz fare male ad intruso, adesso” disse il bestione, assumendo la posizione di un pugile in difesa.
“Fatti sotto, bestione” lo incitò il marinaio, facendo altrettanto.

Con uno scatto improvviso, Braccio di Ferro si avventò sull’avversario e lo tempestò di colpi, senza però sortire alcun effetto.
“Kunz si annoia” brontolò l’energumeno, prima di respingere il marinaio con una semplice ditata.
Braccio di Ferro venne violentemente scagliato contro il muro e prima di potersi riprendere, il marinaio venne afferrato da Kunz, che si mise a sbatacchiarlo in tutte le direzioni.
“Finiscilo, Kunz” ordinò il falsario.
“Sì, capo” replicò il bestione.
Capendo che la situazione stava per peggiorare ulteriormente, Braccio di Ferro estrasse un barattolo di spinaci dalla giacca e lo strizzò con forza, ingoiandone il contenuto in pochi secondi.

“Adesso tocca a me” disse Braccio di Ferro, tutto ringalluzzito dalla cura vegetale.
Sorpreso da quella rimonta, Kunz sferrò un destro al suo avversario, a cui seguì un rumoroso CRACK.
“Ahi! Che male!” si lamentò Kunz, stringendosi la mano destra.
Agendo con rapidità, Braccio di Ferro attaccò a sua volta ed un suo singolo colpo fu sufficiente a scagliare Kunz fuori dalla stanza, facendolo atterrare dall’altra parte della strada.
“Il bestione é sistemato” dichiarò soddisfatto il marinaio.

“Fermo dove sei o ti sforacchio” minacciò il falsario, puntando un fucile contro Braccio di Ferro.
“Non provarci” ribatté il marinaio.
Ignorando quelle parole, Sven aprì il fuoco contro Braccio di Ferro, senza ottenere alcun risultato, dato che i proiettili si polverizzavano al momento del contatto con la coriacea pelle del marinaio.
“Ehp! Che pellaccia dura” riconobbe sorpreso il falsario.
Per tutta risposta, Braccio di Ferro balzò su Sven Occhiocupo con uno scatto felino e lo spedì nel mondo dei sogni con uno dei suoi destri micidiali.
“E adesso, ti porto al commissariato” disse il marinaio, mentre si caricava il criminale svenuto sulle spalle.

Dopo aver consegnato il falsario alla polizia, Braccio di Ferro rimase in attesa di eventuali novità relative alla situazione di Poldo.
“Buone notizie: la confessione di Sven scagiona completamente il tuo amico Poldo” gli annunciò il commissario in persona.
“Allora, adesso potete scarcerarlo” disse il marinaio.
“Provvediamo subito” assicurò il commissario, facendo cenno ad un suo sottoposto di procedere.
Questi si diresse a passo spedito verso le celle, ma poco dopo, il poliziotto ritornò con un’espressione perplessa sul viso.

Poldo era seduto sulla branda della sua cella, quando Braccio di Ferro lo raggiunse.
“Poldo, cos’é questa storia che vuoi restare qui?” volle sapere il marinaio.
“Sarebbe a dire che qui ho il vitto assicurato. Perciò, se vuoi che venga con te, dovrai offrirmi 3 pasti al giorno per un lasso di tempo lungo quanto la detenzione che avei dovuto scontare” dichiarò risoluto lo Sbaffini, incrociando le braccia sul petto.
“Oh, no!” gemette Braccio di Ferro, prima di svenire.

FINE

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