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24/12/12

Via col vento - Gone With The Wind U.S.A. 1939 Regia di Victor Fleming- *****



Per le feste cerco sempre di vedere qualcosa che mi permetta di accoccolarmi con la dolce consorte sul divano sotto un enorme coperta di flanella e con in mano un bicchiere di Amaretto di Saronno.
Visto che è impossibile essere romantici con i film di Rob Zombie  mi sono gettatto sul classico dei classici.
Più che recensire il Blu Ray , dignitoso ma non eccelso, che ha come unico  favore della sua bontà l’abnorme quantitativo di materiale extra con più di 8 ore su disco aggiuntivo, qui scriverò del film che mi ha invero sorpreso.
Via col vento è impossibile da vedere in tv,  244 minuti di film su qualsiasi canale televisivo gratuito , con gli spot pubblicitari …mai!


Ero leggermente turbato e preoccupato per le romanticissima cover  e perché è  uno dei film preferiti da Bruno Vespa, presagio di  sicura sonnolenza e tedio. Complice la superoffertona di Amazon del 3X2 su alcuni blu ray ho potuto acquistare a meno di 5 euro un monumento di celluloide (la versione doppio disco per il 70 anniversario).
La Metro-Goldwyn-Mayer investì tantissimo nella produzione che durò ben due anni. Un dipinto , un opera d’arte che unisce melodramma a narrazione  storica. Una   grandiosità produttiva, una fotografia, una colonna sonora ed un cast che fanno apparire piccolo qualunque blockbuster recente infarcito di computer grafica. Un opera moderna, la figura di Rosella O’Hara è uno spregevole ed insieme eroico ritratto di donna, una forza incredibile che ti fa capire perché tua nonna e tutte le persone vissute nel primo dopoguerra ( qualsiasi guerra) siano così rocciose e prive di paura. Chi ha patito la fame ed ha visto la morte  dei propri cari entra nel circolo di “quel che non mi uccide mi rende più forte”. Altro che Wolverine e Ken il guerriero, la Red Sonja del 1861 li avrebbe stesi entrambi ammaliandoli e portandoli al suicidio.
Come dicono negli inserti speciali , “dopo Clark Gable” nessuno. Nessun’altro poteva interpretare Rhett Butler, un fascino intramontabile che riconosco anche io come uomo, anzi forse ancor di più apprezzo la bellezza “maschia” di uno che non sapeva cosa fossero gli steroidi e le creme antirughe, di quelli che “ne se ne fanno più”.


Lo scricciolo meraviglioso Vivien Leigh, una bellezza lontanissima da quelle delle  fatalone degli anni cinquanta , quegli occhi verdi profondi e vasti come l’irlanda, un corpo minuto privo delle forme e volgarità delle plasticose bellone odierne ma di una femminilità dimenticata e naturale.
Grandiosa la Mammy di Hattie McDaniel, che non potè vedere la prima del film in Georgia perché vigevano ancora le leggi razziali.


Un film meno romantico di quando mi aspettassi, dove l’uomo piange  e le donne sono di cemento.
Il primo manifesto femminista, nascosto dietro una patina di falso romanticismo, la storia di un  malvagio capriccio femminile che dura una vita e  di un viveur  che scopre il suo cuore sanguinante.
Io l’ho adorato e se non siete d’accordo con me “Francamente me ne infischio”.