Per pura informazione, tieni presente, semmai occorresse, che anche di
Merlotto e Eugenio ho scritto una tonnellata di storie, sempre nel
corso di quel periodo in cui ho rifocillato i disegnatori di ogni
occorrenza possibile e immaginabile, compresi quegli schizzati (in
tutti i sensi) miei storyboard che hanno messo le ali alle loro matite
per uscire dalla gabbia del conformismo sangalliano di allora. Ne
Quelle storie che tanto vengono apprezzate in giro tipo "I cartoni
giapponesi" o "I baffi di Hitler", puoi metterci la mano sul fuoco che
io non gli rifilavo solo la scrittura della sceneggiatura, ma gli
ficcavo dentro anche gli schizzi dell'impostazione delle vignette,
quelle che dovevano fargli spiccare il volo verso una visione diversa,
che consente di leggere la storia anche attraverso il disegno.
E' lì che Sangalli cominciò ad allargare i suoi orizzonti. Stava
imparando che i fumetti non si fanno solo col diploma di ragioneria.
E sappiamo tutti quello che poi è riuscito a fare. Con l'aiuto di una
bravissima ripassatrice però, questo bisogna dirlo. Era suo di lei,
dell'Agnese Fedeli, quel tratto armonioso che rivestiva con misurato
garbo e armonia i tratti essenziali delle sue matite. Meriterebbe un
posto anche lei nell'universo Bianconi.
A parte le note gerontologiche, mi è rimasto in mente la tenera
immagine di un papà che legge i nostri fumetti a una bellissima
bambina per accompagnarla nei suoi sogni. Certamente non le sono
adatte quelle mie storie di violenza contestatrice, che saranno ben
state ispirate da qualcosa che non funzionava in quei tempi. Ed era la
lezione Jacovittiana che invitava a osare tanto dal punto di vista
professionale, ma più ancora i fermenti del pre '68, che chi non li ha
vissuti non potrà mai comprenderne il cambiamento che ha portato nella
testa degli italiani (m non di tutti, purtroppo) per spazzare via le
cose che ci rovinavano la vita. Voglio comunque sperare che, tra le
storie che leggi alla tua bambina, ve ne sia qualcuna scritta da me
che meriti tale onore.
Quando ti capiterà il turno del Tom & Jerry bianconiano, che viene
cagato da tutti meno di una formica da camminarci sopra, pensa a
queste parole di un ingegnere della Croazia, incontrato a Cartoomics
qualche anno fa:
"Eravanmo tre fratellini, e dormivamo in un letto tutti e tre stretti
assieme, perché non potevamo permetterci tre letti separati, ma si
stava bene così... e poi veniva il giorno, una volta al mese, in cui
il papà ci portava a casa il giornaletto di Tom & Jerry. Aspettavamo
le storie firmate Motta perché erano un raggio di luce nelle nostre
piccole vite isolate dal mondo, ci facevano morire dal ridere ed
eravamo felici! Adesso lei è qui, non mi sembra vero d'averla
incontrata! Andrò a casa a raccontarlo ai miei fratelli ormai
cresciuti e chissà se mi crederanno!"
Per farsi credere mi comprò 3 copertine di Tom & Jerry firmate con una
dedica una per ciascun fratello.
Lo salutai con un abbraccio, commosso alle lacrime.
la stessa commozione che provo adesso, se penso alla tua bambina nel
lettino che ascolta le nostre favolette per fare la nanna.
Salvatore, mandami una piccola sua foto, con un pensierino suo per me,
ti prego. La terrò nella cartella delle persone care nel mio computer,
con altre dei miei nipotini, che incoraggiano a vivere in questi tempi
ancora difficili, perché quelle antiche storielle arrabbiate di Nerone
& C erano solo formiche di passaggio da camminarci sopra.
Ma tu hai anche un maschietto o me lo sono sognato? Non vorrei
lasciarlo in disparte.
Grazie e carissimi saluti, anche alla tua senz'altro bella moglie, che
immagino di una pazienza infinita.
Alberico
...e ancora grazie per questa ulteriore testimonianza commovente! Spiace leggere della frustrazione per il mancato interesse verso il Tom & Jerry italiano, ma di soddisfazioni ne ha comunque avute anche Motta.
RispondiEliminaSarebbero da raccogliere in un libro ste mail. Motta comunque era uno sperimentatore cosa che in Italia paga poco
EliminaE anche le mail le scriveva con un piglio invidiabile. Sì, l'ho definita una testimonianza commovente ma non mancano parti gustosamente divertite.
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