Me lo sono sempre chiesto: perché Bianconi nonostante avesse i diritti del meglio dei comics americani non pubblicasse volumetti monografici per collezionisti ed intenditori?
Lo facevano Mondadori, Sansoni, Corno e Rizzoli.
Oscar e Pocket erano dei "long seller" mica da ridere. Forse l'editor Renato aveva in realtà soltanto il diritto di poter pubblicare storie autoctone?
Un po' come il Corriere dei Piccoli, Supergulp e il Giornalino per i personaggi Marvel?
Penso che probabilmente pensasse che come fatto per Braccio Di Ferro l'italianizzazione delle storie rendesse più divertente il tutto per i bambini indigeni.
Nei numeri degli anni sessanta le prime storie pubblicate di Felix the Cat da Bianconi erano proprio delle "lucidate" , Mario Sbattella lavorava sulle tavole di Messmer ma dopo un po' si passò alle storie e i disegni di Alberico Motta, Sandro Dossi, Pier Luigi Sangalli e lo stesso Mario Sbattella.
Fatto sta che oltre a stampare ogni tanto storie di Bud Sagendorf su Popeye noto che su alcuni Felix "moderni", in contemporanea con le allucinante gestione del gatto nero di Umberto Manfrin che aveva trasformato Felix in Cucciolo travestito da felino con storie con gusto pienamente Alpe, Bianconi ti pubblicava questi capolavori di Otto Messmer e Joe Oriolo.
Allora per distinguere le tavole gli americani insegnano, se Felix the cat ha le gambe lunghe è disegnato da Oriolo in caso contrario da Otto Mesmer.
Vi metto la pagina d'apertura delle avventure, mi pare roba che probabilmente in Italia non è mai stata ristampata.
I prezzi alti ce li hanni i Geppo e Soldino anni '60, questi albi con rare storie straniere sono tutt'ora sfuggiti all'occhio degli inserzionisti che, presumibilmente, guardano all'anno di pubblicazione, capendone zero dei contenuti.
RispondiEliminaOvvio, sperando che non se ne accorgano mai, per nostra gioia
EliminaSarà per questo che riesco a vendere pochi fumetti: valuto anche il contenuto oltre all'epoca e allo stato degli albi.
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