In una bella giornata di sole, Poldo stava girovagando nel parco cittadino.
Perso nei suoi
pensieri, Poldo non si accorse di un uomo che veniva nella sua direzione,
finendo così con lo sbattergli contro.
L’estraneo però
sembrò non prendersela e si allontanò in tutta fretta, senza accorgersi
dell’oggetto che gli era uscito da una tasca del logoro cappotto che indossava.
Poldo se ne rese
conto invece, anche perché l’oggetto in questione era una grossa mazzetta di
banconote, che lo Sbaffini si affrettò a nascondere sotto la giacca.
“So bene come
spendere questa manna improvvisa” pensò soddisfatto il mangione.
Il ristoratore
Casagrossa aveva appena servito una birra a Braccio di Ferro, quando Poldo
entrò nel suo locale.
“Fuori di qui!”
intimò rabbiosamente Casagrossa.
“Posso pagare la
mia consumazione” replicò Poldo, porgendo la mazzetta di denaro al ristoratore.
Dopo aver preso i
soldi, Casagrossa servì a Poldo un vassoio carico di panini col salsicciotto,
che lo Sbaffini si mise a divorare avidamente.
“Dove hai trovato
tutti quei soldi, Poldo?” volle sapere Braccio di Ferro.
“In giro” si
limitò a rispondere lo Sbaffini, senza smettere di mangiare.
“Basta così,
furfante” ordinò Casagrossa, afferrando il mangione per la giacca.
“Ehp! Che ti
prende? Ti ho pagato” obbiettò lo Sbaffini.
“Sì, ma con dei
soldi falsi” ringhiò il ristoratore, mettendo le banconote in controluce.
“Che succede?”
domandò un poliziotto appena entrato nel locale.
“Questo scroccone
ha cercato di rifilarmi dei dollari falsi” spiegò Casagrossa.
“Se é così, devo
arrestarlo” disse il poliziotto, mentre ammanettava Poldo.
“Pietà! Io non
sapevo che quei soldi fossero falsi” si difese lo Sbaffini, mentre veniva
trascinato via.
“Non posso
abbandonare un amico nei guai” disse Braccio di Ferro, seguendo l’agente col
suo prigioniero.
Poco dopo, sotto
lo sguardo vigile di una guardia, Braccio di Ferro stava parlando con Poldo,
che era stato chiuso in cella.
“Poldo, come ti
sei procurato quei soldi?” domandò il marinaio.
“Passeggiavo nel
parco ed ho sbattuto contro un tale, che li aveva persi senza accorgersene”
ammise lo Sbaffini.
“E come era fatto
questo tale?” volle sapere Braccio di Ferro.
“Era alto e magro,
coi capelli biondo castani e la barba incolta. Indossava un abito grigio sotto
un cappotto marrone piuttosto consunto ed una benda sull’occhio sinistro”
rispose Poldo.
“Questa
descrizione mi ricorda qualcuno -intervenne la guardia- Magari, in archivio si
trova qualcosa”.
“Vado subito a
vedere” disse Braccio di Ferro.
Dopo un’attesa che
a Poldo sembrò interminabile, Braccio di Ferro tornò insieme all’agente addetto
agli archivi.
“Forse abbiamo
trovato qualcosa” disse il marinaio, mostrando all’amico la foto di un
ricercato.
“É lui!” esclamò
lo Sbaffini.
“Si tratta di Sven
Occhiocupo, un noto falsario a cui diamo la caccia da tempo” spiegò
l’archivista.
“E non c’é modo di
rintracciarlo?” volle sapere Braccio di Ferro.
“Da mesi sembra
essersi volatilizzato nel nulla, ma pare che frequenti ancora il suo locale
preferito: un bar nei bassifondi, chiamato La Mano Mozza” spiegò
l’archivista.
“Non é granché
come pista, ma, in mancanza di meglio, comincerò a cercare da lì” disse Braccio
di Ferro, dirigendosi verso l’uscita.
“Fai in fretta.
Non ne posso più di questo posto” si lamentò Poldo.
“Visto il modo
disonesto in cui ti sei procurato quel denaro, la tua permanenza qui é più che
meritata” gli fece severamente notare il marinaio.
Una volta
raggiunti i bassifondi, Braccio di Ferro si diresse verso il bar frequentato
dal falsario.
“Certo che questo
é proprio un postaccio” pensò il marinaio, mentre entrava nel locale.
“Posso fare
qualcosa per te?” gli chiese il nerboruto barista.
“Sto cercando Sven
Occhiocupo per fargli alcune domande” rispose Braccio di Ferro.
“A me sembri un
informatore della polizia -sbottò il barista, scavalcando il bancone- Perciò,
fila via”.
E senza aggiungere
altro, l’energumeno afferrò Braccio di Ferro e lo scagliò fuori dal locale come
se fosse stato un giavellotto olimpico.
Tutti gli
avventori si misero ad applaudire estasiati, ma proprio mentre il barista
tornava al suo posto, Braccio di Ferro rientrò nel locale allo stesso modo di
un toro infuriato e travolse il suo opponente, appiattendolo al suolo.
“Adesso, posso
sapere dove trovare Sven Occhiocupo?” domandò spazientito il marinaio.
“Lo trovi nella
casa abbandonata ad un paio di isolati da qui” rispose il barista, ancora
stordito per la botta ricevuta.
“Grazie” replicò
Braccio di Ferro, mentre si avviava.
Poco dopo, Braccio
di Ferro si trovava di fronte al fatiscente edificio indicatogli dal barista.
Agendo il più
silenziosamente possibile, il marinaio aprì una finestra e penetrò
nell’edificio, il cui interno era ridotto quasi peggio dell’esterno.
“Sarà meglio fare
attenzione” pensò il marinaio, mentre si guardava intorno, alla ricerca di una
qualsiasi traccia del falsario.
In quella, uno
strano rumore proveniente dal piano superiore attirò l’attenzione di Braccio di
Ferro, che, pensando ad un tentativo di fuga da parte del criminale, si diresse
verso una rampa di scale poco distante.
Ma prima ancora di
poggiare il piede sul primo gradino, una botola si aprì proprio sotto il
marinaio, che precipitò in un profondo cunicolo, sul fondo del quale una
macchina dotata di lame affilate era in piena attività.
A distanza di
sicurezza, Sven Occhiocupo si godette lo spettacolo offerto dalla caduta di
Braccio di Ferro nella macchina.
“Ho fatto bene a
piazzare quel trabocchetto esattamente sopra il trita documenti che uso per
distruggere i miei pezzi meno riusciti” disse il falsario, mentre ascoltava il
rumore dell’intruso che veniva maciullato dal macchinario.
Improvvisamente
però, la trituratrice cominciò a vibrare, per poi esplodere in mille pezzi,
rivelando un Braccio di Ferro perfettamente incolume.
“Il tuo scherzo
non mi é piaciuto affatto” sbottò il marinaio.
“Allora, il
prossimo ti piacerà ancora meno” replicò il falsario, mentre premeva un
pulsante sul muro, che causò l’apertura di uno scomparto segreto, da cui uscì
un energumeno talmente alto da sfiorare il soffitto con la testa.
“Kunz fare male ad
intruso, adesso” disse il bestione, assumendo la posizione di un pugile in
difesa.
“Fatti sotto,
bestione” lo incitò il marinaio, facendo altrettanto.
Con uno scatto
improvviso, Braccio di Ferro si avventò sull’avversario e lo tempestò di colpi,
senza però sortire alcun effetto.
“Kunz si annoia”
brontolò l’energumeno, prima di respingere il marinaio con una semplice ditata.
Braccio di Ferro
venne violentemente scagliato contro il muro e prima di potersi riprendere, il
marinaio venne afferrato da Kunz, che si mise a sbatacchiarlo in tutte le direzioni.
“Finiscilo, Kunz”
ordinò il falsario.
“Sì, capo” replicò
il bestione.
Capendo che la
situazione stava per peggiorare ulteriormente, Braccio di Ferro estrasse un
barattolo di spinaci dalla giacca e lo strizzò con forza, ingoiandone il
contenuto in pochi secondi.
“Adesso tocca a
me” disse Braccio di Ferro, tutto ringalluzzito dalla cura vegetale.
Sorpreso da quella
rimonta, Kunz sferrò un destro al suo avversario, a cui seguì un rumoroso
CRACK.
“Ahi! Che male!”
si lamentò Kunz, stringendosi la mano destra.
Agendo con
rapidità, Braccio di Ferro attaccò a sua volta ed un suo singolo colpo fu
sufficiente a scagliare Kunz fuori dalla stanza, facendolo atterrare dall’altra
parte della strada.
“Il bestione é
sistemato” dichiarò soddisfatto il marinaio.
“Fermo dove sei o
ti sforacchio” minacciò il falsario, puntando un fucile contro Braccio di
Ferro.
“Non provarci”
ribatté il marinaio.
Ignorando quelle
parole, Sven aprì il fuoco contro Braccio di Ferro, senza ottenere alcun
risultato, dato che i proiettili si polverizzavano al momento del contatto con
la coriacea pelle del marinaio.
“Ehp! Che
pellaccia dura” riconobbe sorpreso il falsario.
Per tutta
risposta, Braccio di Ferro balzò su Sven Occhiocupo con uno scatto felino e lo
spedì nel mondo dei sogni con uno dei suoi destri micidiali.
“E adesso, ti
porto al commissariato” disse il marinaio, mentre si caricava il criminale
svenuto sulle spalle.
Dopo aver
consegnato il falsario alla polizia, Braccio di Ferro rimase in attesa di
eventuali novità relative alla situazione di Poldo.
“Buone notizie: la
confessione di Sven scagiona completamente il tuo amico Poldo” gli annunciò il
commissario in persona.
“Allora, adesso
potete scarcerarlo” disse il marinaio.
“Provvediamo
subito” assicurò il commissario, facendo cenno ad un suo sottoposto di
procedere.
Questi si diresse
a passo spedito verso le celle, ma poco dopo, il poliziotto ritornò con
un’espressione perplessa sul viso.
Poldo era seduto
sulla branda della sua cella, quando Braccio di Ferro lo raggiunse.
“Poldo, cos’é
questa storia che vuoi restare qui?” volle sapere il marinaio.
“Sarebbe a dire
che qui ho il vitto assicurato. Perciò, se vuoi che venga con te, dovrai
offrirmi 3 pasti al giorno per un lasso di tempo lungo quanto la detenzione che
avei dovuto scontare” dichiarò risoluto lo Sbaffini, incrociando le braccia sul
petto.
“Oh, no!” gemette
Braccio di Ferro, prima di svenire.
FINE
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