Visto ieri notte su Raimovie.
L’afrore, l’umido della Sicilia, gli splendidi panorami di
sterpaglia e mare ed il caldo dell’estate che risveglia gli ormoni.
La splendida Eugenia Di Maqueda, interpretata da Laura Antonelli, convola a nozze con il
marchese Raimondo Corrao, un
immenso Alberto Lionello.
I preparativi della prima notte di nozze giungono al
culmine, il nobile siculo è pronto a deflorare le grazie dell’ingenua giunone che
aspetta sul talamo.
Una telefonata…la chiesa…Raimondo! Fermati! Eugenia è tua
sorella!
Un velo scuro sul magico ed agognato momento…o il suicidio o
la castità (che per me pari sono).
La verità per motivi patrimoniali non può essere svelata ed
i due decidono per la seconda orribile scelta.
Eugenia è stata creata donna, e che femmina!
Un continuo dibattersi tra santità e carne, in cui spesso
vince la seconda.
La natura è natura e Dio, ne sono sicuro, è stato spesso
travisato dal Vaticano, probabilmente per proprio profitto…come fai a rendere
l’umano schiavo? Rendi peccato una cosa che tutti fanno e a cui è impossibile
rinunciare, ovvio.
Il paraculissimo Silvano
(Michele Placido), autista della signora provvederà alle vulcaniche esigenze della stessa.
Non spoleiro il finale.
Mai troppo può essere lodato Luigi Comencini, mago del grottesco che con questo film, grande
insuccesso commerciale nelle sale italiane e ricordato dalla critica dell’epoca
soltanto per la vena comica, firma uno spaccato storico e morale dell’Italia
del primo novecento da premio.
Sfortunata Laura Antonelli che le forme abbondanti hanno
relegato nell’immaginario collettivo soltanto come una delle tante bonone del
cinema anni settanta ma che in film come questo mostrava doti recitative
seconde soltanto alla grandissima Monica
Vitti.
Fotografia di un epoca imbevuta di D’Annunzismo dove le
parole contavano più del reale, il sesso visto come peccato ed un mondo finto
dove l'eterna lotta tra anima e corpo poteva portare fino alla follia.
L’ardore erotico entrava in combutta con gli insegnamenti
del clero, come facevi a convincere una donna viva e focosa che l’unica
via virtuosa è quella della castità mentre il suo corpo
urlava di desiderio?
Gli unici saggi della storia sono i campagnoli, i semplici,
quelli che per tempesta non intendevano quella dei sentimenti ma quella della
pioggia battente ed il desio per loro era soltanto un declinare altisonante del
diretto “Fottere”.
Il poeta Gabriele è disegnato come una rockstar, alcune gag
sono divertentissime come quella del denudamento d’Eugenia in un casolare prima
della copula con Silvano, minuti su minuti per togliere corsetti, giarrettiere,
mutandoni, busti, sottane…alla fine gli amanti sfiniti ridurranno gli abiti a
brandelli con morsi e coltello.
Una figura che vale la pena ricordare è quella dell’inglese
Evelyn, interpretata da una giovane e bellissima Karin
Schubert, una Lucignola per la povera Pinocchia Eugenia.
Karin impersona il futuro, una
giovane gaudente che sembra venuta dalla Woodstock
degli anni sessanta per distruggere
tutte le certezze della bigottona sicula, regalandole anche un assaggio d’amore
saffico.
Non vedremo mai più commedie di tale levatura, ricerca e
cura…facciamocene tristemente ragione.
Agli inizi degli anni 80 (circa) è uscita per la Edizioni Tropici una versione Hard molto, molto simile (diciamo che sembra totalmente ispirata) al titolo sopracitato. Il titolo è "A Scent of Heather" Per chi volesse...
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