Il Grande Blek è un personaggio che non mi ha mai catturato, ma gli
albetti di Sciuscià e Il Piccolo Sceriffo che ho rinvenuto dal
mio rigattiere di fiducia erano prossimi all’implosione e quindi alla fine ho
deciso di prendere questo, che oltre alla copertina staccata e a segni di
umidità presenta solo una firma con cui uno dei precedenti proprietari ha
siglato la prima striscia. In effetti leggendo queste 32 strisce posso capire
perché Blek Macigno avesse tanto successo e sia ancora ricordato e ristampato.
Senza uno straccio di riassunto,
entriamo subito nel cuore dell’azione: il professor Occultis e Roddy, le
“spalle” di Blek, sono «prigionieri di un essere irreale che comanda ad una
ciurma invisibile in una grotta ancor più irreale di lui», per usare le parole
del professore.
Infatti sono stati messi in una
cella da un tizio vestito come un pirata che finge di essere un fantasma. Tramite
lo stratagemma con cui fa sentire la sua risata satanica in giro per la vicina foresta,
altri due briganti con cui era impegnato Blek vengono catturati e messi nella
cella con Roddy e Occultis.
Grazie alle sue abilità di trapper, Blek individua
le tracce dei due amici e giunge nella grotta dove sono imprigionati: scopre
così che il presunto fantasma, tal Portoghese, è un folle convinto che la
grotta sia una nave con cui salperà presto col suo tesoro.
Blek sta al gioco e finge di
essere stato luogotenente del pirata Morgan e, visto che il Portoghese è pazzo,
non ha difficoltà a fargli credere di avere più di 150 anni!
Liberare i suoi amici non sarà
comunque facile, e quando finalmente ci riuscirà Blek dovrà vedersela anche con
i due fuorilegge che erano rinchiusi con loro, che per tutta riconoscenza
arraffano il tesoro sotto la minaccia delle armi. Nel mentre, una pattuglia di
marinai inglesi si avvicina al posto attirati da un colpo di cannone sparato
dal Portoghese. Insomma, L’antro dell’impossibile è un albo scatenato e avvincente, in cui
si susseguono colpi di scena e trovate originali praticamente a ogni striscia.
Il divertito umorismo che affiora in più di un’occasione rende ancora più
piacevole la lettura, e d’altra parte lo stesso protagonista mi sembra più
simpatico di tanti altri eroi granitici suoi contemporanei. Anche i disegni
assecondano questo spirito e, pur non essendo propriamente caricaturali o
grotteschi, sono dinamici (pugni e calci fanno quasi volare i malcapitati che
se li prendono) e fanno “recitare” molto bene i personaggi, sopperendo così a
certe semplificazioni anatomiche o a un tratto occasionalmente abbozzato,
tributi alla frenetica produzione seriale che nemmeno il lavoro d’equipe della
EsseGEsse (Sartoris – Guzzon – Sinchetto) poteva eliminare del tutto.
In seconda e terza di copertina
c’è una puntata del romanzo Pistole senza
pace, assolutamente incomprensibile senza averne letto le puntate
precedenti, mentre in quarta di copertina campeggia un fumetto promozionale
della Eldorado, a testimonianza del successo che doveva avere Il Grande Blek: è ovvio che gli
inserzionisti puntano sulle testate più diffuse per comprarne gli spazi
pubblicitari. L’albo è datato 12 maggio 1957 ma
fa parte della «Collana FRECCIA – Nuova Serie» che forse pubblicava ristampe,
quindi chissà a quando risale veramente questa storia.
Prezzato 5 euro, dato lo stato di
conservazione per nulla ottimale mi è stato venduto a 4 euro – dal figlio del
rigattiere e non dal rigattiere in persona, sennò il caffè gratis me lo
sognavo…
recensione di LUCA LORENZON
fumetto datato ma simpatico
RispondiEliminasoprattutto il professor occultis
simpaticissimo
sinceramente mi piace di piu' Blek che Mark, Miki che Piccolo Ranger. Certo che a rileggerli nel 2017 risultano parecchio datati, ma diversi episodi sono ancora freschi e coinvolgenti, soprattutto quelli con trame piu' fantastiche. L'unica cosa che non mi e' mai piaciuta piu' di tanto del trio EsseGesse eerano le loro caratterizzazioni manicheiste e lombrosiane dei cattivoni...
RispondiEliminaInoltre, pensando a Miki e Piccolo Ranger e andando forse un po' OT.. tutta questa mania di usare ragazzini come eroi principali, mi e' sempre puzzata di velata pedofilia
Non si tratta di pedofilia ma semplicemente di una mossa per aumentare il coinvolgimento di quei ragazzini lettori che avevano più facilità a immedesimarsi in coetanei invece che in un eroe adulto. Stessa motivazione che ebbero negli USA quando gli autori affiancarono Robin a Bat-Man o quando scelsero un adolescente come alter-ego di Captain Marvel.
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