11/07/25

Appendice a "Da Braccio di Ferro a Provolino": L'ultimo periodo Bianconi-Metro visto da Sauro Pennacchioli



Recupero questa mail di Sauro Pennacchioli che mi racconta il suo breve  percorso in casa Bianconi: 

"Per me il lavoro alla Metro è stato uno dei tanti, all’epoca collaboravo con diversi editori di fumetti, e non certo il più memorabile (soprattutto per i bassi pagamenti). Conoscevo benissimo Alberico Motta e Sandro Dossi, per i quali avevo scritto alcune storie di Topolino, ma sono andato alla Metro per conto mio, alla fine del 1989.

C’era ancora Bianconi, che se ne stava in disparte e non seguiva granché (sicuramente era già molto malato). A gestire tutto era Rosalia Guccione, qualche volta c’era anche il figlio Alessandro, simpatico e credo preparato, ma che da lì a poco andrà a lavorare alla Ibm. La Guccione mi raccontava di essere parente di Bob Guccione, l’editore di Penthouse, e che dopo la crisi del fumetto avevano venduto la loro grande sede a Retequattro. Io dicevo alla Guccione che la sua casa editrice aveva commesso l’errore di non curare i fumetti come Topolino. Avevo fatto alcune proposte, che alla Guccione sembravano convincenti, ma che, probabilmente, erano troppo costose. L’unica idea concretizzata fu la copertina con l’aerografo, come usava Topolino in quel periodo (credo la colorasse la figlia di Motta).

 

Le mie storie: di sicuro dal numero 543 al 549, e forse qualche episodio ancora (i numeri successivi non mi sono rimasti). La migliore, forse, è quella uscita nel 544 sui mondali di calcio “Italia ’90”. Dal 546 inizia la storia di Braccio di Ferro nell’antichità, a partire dall’antico Egitto. L’ispirazione deriva dagli episodi “Storia e gloria della dinastia dei Paperi” di Guido Martina, che tanto mi colpì quando uscì su Topolino nel 1970 (avevo 10 anni).

Successivamente lasciai perdere, forse perché scoprii quanto poco mi pagavano.

 

Dopo che mi ero occupato dell’Intrepido (quindi il 1993), mi telefonò la Guccione, che forse voleva darmi un incarico direzionale. Ma non mi mostrai molto interessato.

 

La Guccione mi ha chiamato di nuovo un paio di anni dopo. L’idea era quella di lanciare una nuova testata dedicata al Gabibbo, mettendo in coda le nuove storie di Geppo e di Soldino. L’idea mi parve interessante. Scrissi il primo numero, con le storie dei tre personaggi (di Geppo e Soldino avevo fatto anche il restyling). Furono disegnate solo alcune tavole di Gabibbo, poi la cosa andò a monte con Publitalia, la concessionaria pubblicitaria di Mediaset che gestiva i diritti del Gabibbo, per una questione di soldi.

 

Ah, sono convinto che Geppo sia stato copiato da un buffo diavoletto disegnato da Bill Everett nei primi anni cinquanta per un episodio horror della Atlas/Marvel, ma ho perso i riferimenti della storia."

 

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