08/05/15

La risposta dell'Orlando Furioso sulla crisi dei fumetti


Il mio post  scritto di panza ha stimolato Fumetti Di Carta

http://fumettidicartarchivio.blogspot.it/2015/05/commento-retronika-la-grande-crisi.html#more

Merita lettura approfondita, ovviamente non la pensiamo tutti allo stesso modo, ma amiamo i fumetti con la stessa passione.

42 commenti:

  1. Sì beh, il 90% delle cose che dice sono giuste (secondo me, quindi è pur sempre l'opinione di un Nowhere Man qualsiasi). Considerazioni e divagazioni sparse di un vecchio papero, senza polemica, le faccio qui perchè tanto le legge anche Orlando, che stimo tantissimo e saluto:

    1) Discorso valido quello sulla sparizione delle "botteghe", sul fatto che il fumetto forse non è mai stato "popolare" perchè amato alla follia, ma più perchè c'erano pochi altri media "popolari", altrettanto economici e seducenti.
    Anche il fatto che sia stato reso "popolare" artificialmente, da una categoria di personaggi che era tutt'altro che in contatto col "popolo"...parlo degli intellettuali "di sinistra" (e sottolineo le virgolette): scusate ma io leggendo molto Linus degli anni 60 mi sono fatto in retrospettiva l'idea, forse sbagliata, di un giornale letto da gente che "giocava" alla rivoluzione, sul tipo dei due giovani Giuliano Ferrara (correggo: mi dicono che era uno solo, andavo a peso, scusate).
    Valentina non lo vedrò mai fumetto "popolare", cioè "di popolo" come Braccio di Ferro, che nasce dal popolo americano e trasmigra senza difficoltà nel popolo italiano. Comunque riviste come Linus, il Mago, Eureka ecc., NON sono riuscite a far percepire il fumetto come "letteratura", popolare o meno, sennò (ripeto per l'ennesima volta) saremmo in Francia.

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  2. 2) Orlando ha ragione quando dice che il fumetto è un genere e non un supporto, che non bisogna fossilizzarsi sulla carta: in rete ci sono cose bellissime che su carta non avrei mai potuto leggere e ormai tutti sappiamo che il libro sparirà' avremo il ponte ologrammi ecc. ecc... però che la carta stampata DEBBA sparire...
    A' Orla', ...ma che succede se poi arriva Jena Plissken e spegne il codice del mondo?
    D'accordo, è una cazzata, ma voglio dire, se succedesse qualcosa di più realistico, per cui non si può più fare clic?
    In un futuro alla Mad Max, esisterebbe sempre un LIBRO che può farti ripartire col botto. No, non la Bibbia: l'Encyclopedie di Diderot e d'Alembert. 28 volumi che possono aiutarti a ricostruire un mondo con un livello di tecnologia accettabile. Ma siccome sto divagando orrendamente passiamo al punto

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  3. 3) Le fumetterie: locali di lusso che non possono fare altro che vendere fumetti di lusso, perchè è l'economia, baby.
    In massima parte è vero. Però è anche vero che negli anni 90 nella mia città c'erano 3 o 4 ottime fumetterie tra cui spiccava la Expression dei fratelli Milanesio, ambiente per me meraviglioso e NON esoso. Oggi ne è rimasta solo una, la prima che aprì negli anni 70 come negozio di numismatica-francobolli-giornaletti muffiti. L'ultima volta che ci andai, TANTI anni fa, cercavo un Martin Mystere del mese prima che avevo perso in edicola. Pensai: "ce l'avranno". Ce l'avevano. Me lo fecero pagare il doppio.
    Magari adesso l'andazzo è cambiato, ma come lo chiami questo, "survival of the fittest"?
    Poi è anche vero che se i fumetti non possono più essere "popolari", non per questo devono diventare "elitari" (non più in senso tristemente valvolinico, ma tristemente economico). Mi sembra che per esempio, in America la IDW faccia ottime cose con vari range di prezzo, e credo che là ci saranno sempre i comics da 3 dollàri e 50 accanto alle graphic novels da 50. I volumi hardcover extra super lusso, quelli sì grazie a Dio sono stati una moda, come quelle cazzo di copertine variant con ologrammarcio a 10 dollari di 20 anni fa.

    4) Che ci frega dei bambini/ragazzini? Non molto in realtà, sono solo anch'io. Però penso che una funzione della letteratura "popolare" sia aiutare i figli "del popolo" a sviluppare cultura, fantasia, idee e linguaggio. Rizzoli creò la B.U.R. per divulgare la letteratura presso il "popolo".
    Topolino e Tiramolla nei 70 erano "popolari" in questo senso. Martin Mystere e Dampyr sono "popolari" in questo senso.
    Ma i figli del popolo devono poterseli permettere. Qui stiamo tornando agli anni 50. Non me ne importerà più una sega del fumetto quando il suo prezzo leviterà a tal punto, fra speculazioni e cazzi vari, da poter essere letto unicamente dai figli del principe De Bosciato.
    Scusate la prolissità. Ora devo chiudere, sta entrando un uomo con un piccone in mano. Non capisco cosa vuole, parla spagnolo...

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  4. Acutissimo come sempre J_D_La_Rue_67 e ti ringrazio per aver letto tutta (!) quella pappardella disordinatissima che ho scritto "di là" :-)
    Solo una cosa ci tenevo a puntualizzare, visto che come spesso mi accade scrivo da schifo e non riesco ad esprimere quel che volevo dire: io sono tutt'altro che favorevole alla sparizione della carta! Casa mia è ZEPPA di carta che nemmeno una fumetteria! :-D E, con gran gioia (...) del mio compagno continuo a comprare carta (e, in ancora minima parte, e-books ed e-comics) tant'è vero che in casa nostra non ci si riesce più a muovere...
    Spero - indipendentemente da tutto il discorso "fumetti" - che venga inventata presto, prima possibile, una tecnologia il meno possibile inquinante, il più possibile economica per la produzione di carta senza passare dall'abbattimento degli alberi. Ma, appunto, questo è un discorso mio generale.
    Quindi non sono "a favore dell'elettronica e contro la carta", ma semplicemente non condivido l'assegnare al fumetto una "patente di esistenza" solo quand'è cartaceo. Così coem non penso che fumetti realizzati e disponibili solo elettronicamente siano in qualche modo "inferiori" a quelli di carta.
    Tutto qui :)
    ...e avendo visto tutti i Mad Max (più volte) so bene cosa rischiamo... :-D
    Grazie ancora JD e un carissimo saluto a te, a Salvatore (che ringrazio di cuore) e a tutti i lettori e lettrici di Retronika.
    Orlando

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    1. Per assurdo io vorrei qualcuno che mi convertisse tutta la collezione in digitale per poterla avere sempre dietro piuttosto che immergermi nel mare di carta che è diventata la mia soffitta. Se potessi avere tutto a portata di mano il blog diventerebbe un "quotidiano" ma ahimè vado su una volta al mese a prendere uno scatolone da roba da leggere...che si somma a quello che ho recuperato di "nuovo" (per modo di dire) nei mercatini e in edicola. Morirò, cosi annegato, tra un Pierino e un Uomo Ragno.

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  5. Nel mio piccolo ho trattato anch'io la questione in questo sito:

    http://www.postcardcult.com/articolo.asp?id=7667&sezione=71

    (Per vedere gli altri commenti a un certo punto bisogna cliccare).

    Secondo me i problemi sono vari: dalla televisione (anche con i canali tematici dei cartoni) che è gratis e meno "faticosa", alle manie intellettuali dei fanzinari che si sono introdotti nelle case editrici, all'influsso dei fumetti argentini che hanno portato la melanconia al posto del vitalismo tipico del fumetto italico. In pratica, tutti i nuovi personaggi dei fumetti italiani sono antipatici perché si prendono troppo sul serio e fin troppo politicamente corretti. Soprattutto, si trascura il mercato formativo dei fumetti per bambini, proponendo ai più piccoli autori di serie B oppure storie troppo adulte.

    Sauro Pennacchioli

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    1. Non ci avevo mai pensato, ma sai che hai ragione sulla musoneria degli Argentinos? Ripensando al mio passato di lettore LancioSkorpio riesco a ricordare solo due serie veramente scanzonate e brillanti: "Lei ed Io" e un'altra su un agente segreto sfigato, entrambe di Wood e Vogt. Il che depone a favore di Wood e Vogt, che riuscivano a fare queste INSIEME a roba tipo Mojado.

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  6. La tendenza degli autori di serie B per i bambini c'è più in America: negli anni sessanta i comic book della Marvel di Lee, Kirby e Ditko venivano letti soprattutto dai bambini, ma piacevano anche ai più grandi. Oggi in America i comic book sono scritti con lo stile dei telefilm per adulti (si prenda il pur bravissimo Bendis), quindi occorre farne anche una "versione" scarsa per i più piccoli.
    In Italia, invece, nei fumetti per bambini è tutto un fiorire di riferimenti colti. Non so quanti bambini decidono di continuare a leggerli, dopo averne provato uno.

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  7. Se i riferimenti "colti" dei fumetti di oggi di cui parli sono analoghi a quelli del Topolino o Tiramolla anni 70, a livello di spunti e di linguaggio, e sono ancora intelligenti, divertenti e stimolanti come quelli di allora (ma rapportati al mondo d'oggi), li trovo positivi e spero che molti bimbi li seguano.

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  8. Direi, invece, che i fumetti italiani per bambini di oggi sono del tutto diversi da quelli, per esempio, di Guido Martina.

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  9. Per essere chiari. So per certo che le storie più "mature" di Topolino derivano dalla decisione editoriale di trattenere i lettori in "uscita" (cioè ormai troppo grandi). Così, però, si perdono i lettori in "entrata", che queste storie capiscono poco. La tendenza, appunto, è quella di fare fumetti sempre più "adulti". In questo modo sono sempre meno quelli che iniziano a leggere i fumetti da piccoli... e se non si inizia a leggere i fumetti da piccoli difficilmente lo si farà da grandi!

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    1. mah, non sono tanto convinto che un fumetto attuale di topolino con più livelli di lettura faccia allontanare i bambini di oggi, ma è più probabile che un bambino non sia interessato affatto al Topo (anche per colpe della casa madre americana: quando ero piccolo io impazzavano le DuckTales e il settimanale era la diretta continuazione per chi voleva "più avventure in torno al mondo di Zio Paperone"... oggi chi mai può essere spinto a comprare qualcosa con quello della "casa di topolino"?)

      Anzi, credo proprio che i bambini abbiano gusti più evoluti di quanto pensiamo... e noi siamo la prova diretta, visto che da piccini sceglievamo fumetti che poi avremmo scoperto essere opera di grandi maestri (sempre da piccolo la storia che più rileggevo era "le 7 città di Cibola", anche senza sapere chi era Carl Barks... semplicemente era un capolavoro e stop!)

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    2. Questo della sussidiarietà alla TV è un problema che sta a monte. Quando ero piccolo io Topolino non era la "diretta continuazione" di niente e poco prima della mia nascita le storie che tu citi apparivano semplicemente sul giornale. Io scoprii Barks con il librone "Io Paperone" (che non riuscivo manco a sollevarlo). Ai tempi delle Duck Tales, che concettualmente erano un Barks imbastardito, era diverso, oggi è ancora diverso. Ci si può far poco.

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    3. A me il Paperone "molle" di Duck Tales fa cagare, io ero abituato ad un tipo che sparava chiodi arrugginiti ai Bassotti e usava Paperino come zavorra della mongolfiera. Poi il doppiatore era un cagnaccio, Paperone aveva una voce insopportabile. Gli unici americani che apprezzo sul vecchio papero sono Barks e Don Rosa.

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    4. aaaaargh! Salvatore, sarai il padrone di casa, ma nun mi toccà Gigi Angelillo e i suoi onomatopeici "gasp sigh sniff sniff!"

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  10. Carl Barks, Hergé, Goscinny è i già citati Kirby, Ditko eccetera, erano appunto autori che parlavano ai piccoli (ed erano apprezzati anche dai grandi). Oggi pare non si voglia essere apprezzati dai bambini. Si pensa soprattutto al giudizio dei critici.

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    1. I critici...esiste "critica" in Italia? Stanno tutti lì a leccare sperando un giorno di essere assunti da qualche casa editrice perchè nel web (come ben si sa) non paga nessuno. Si nascondono dietro la magica frase "se una cosa è brutta tanto vale non parlarne" che secondo me è invece indice di codardia. Se una cose è brutta bisogna parlarne male, anche per il puro piacere di farlo. In Italia non ci sono critici, ci sono asettici newser.

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    2. Ed ex fanzinari pentiti (come diceva Accolti-Gil).

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    3. I fanzinari almeno avevano un opinione

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  11. Faccio un esempio concreto. Tito Faraci è secondo me, e secondo gli altri, il maggiore sceneggiatore italiano. Ciononostante le sue famose storie Noir di Topolino non sono certo apprezzabili dai bambini: vanno bene per i lettori più grandi di Bonelli.
    Se una mamma compra a un bambino di sette anni un Topolino con dentro storie simili, il bambino non avrà alcun desiderio di continuare a leggere fumetti e accenderà la tele per vedere Dragon Ball, Naruto o One Piece. I fumetti di questi tre, fra l’altro, in Giappone vendono milioni di copie proprio perché presentano personaggi vivaci che zampettano qua e là, non un personaggio serioso con il Topolino Noir.

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    1. sicuro? a me invece sembra che il Faraci disney (l'unico che posso giudicare) dell'ultimo decennio sia invece regredito (si accontenta?) a spara-battute a raffica (spesso metafumettistiche, con i personaggi che sembrano sapere di essere dei pg di fantasia), quando un tempo (fine anni '90) riusciva a soddisfare sia gli amanti del noir classico che quelli che volevano battute dalla grana più grossa... vedi l'enorme (ENORME) numero 0 di MMMM, quell'Anderville che è forse il suo capolavoro ineguagliato.

      Non a caso le 2 antologiche su Faraci (la nera e black edition) contengono storie che si fermano ai primi anni 2000

      e dopo aver scritto questo, spero che non mi cada un fulmine addosso per aver bestemmiato xD

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  12. Vero anche questo, Faraci pure in Tex ormai si limita alle sparatorie. Utilizza la sua bravura tecnica per supplire a una minore ispirazione, così può produrre di più. Ma il mio è un discorso complessivo che non si ferma a Faraci.
    Voglio dire che il lettorato dei fumetti è come una piramide. In basso ci sono i bambini (percentualmente tanti), nel vertice gli adulti (percentualmente pochi). Questo perché più si diventa grandi e meno persone leggono fumetti. Se la base di partenza è grande, al vertice ci saranno comunque molti lettori. Se la base della piramide è piccola, come oggi (dato che i bambini snobbano i fumetti perché non sono pensati per loro), il vertice avrà pochissimi lettori adulti.
    Quello che voglio dire, in maniera critica rispetto agli interventi che mi hanno preceduto, è che si continua a discutere del vertice della piramide (i lettori adulti), mentre il vero problema sta nella base. Il fatto che si faccia fatica a riconoscerlo significa che la battaglia, in prospettiva, è ormai perduta.

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    1. Discussione veramente interessante.
      Sono d'accordo, la scelta editoriale di Topolino di cui parlavi (per me) è idiota.
      Cosa vuol dire per te "storie pensate per bambini"? Storie semplicine semplicine, "infantili" e tranquille, magari con un baby-Paperino che si arrabbia, fa cadere le cose, viene rimproverato ecc.??
      Ovviamente no, dirai tu. Vuoi dire storie che, come dicevo più sopra, stimolano, interessano, fanno lavorare la fantasia. Storie scritte in maniera inventiva e per quanto possibile contenenti spunti originali. Per me, storie sul tipo, chessò, di "Topolino e la Magnon 777" (è solo il primo esempio che ho ricordato, ce ne sono centinaia di storie così nei 70). Una storia che riusciva a far coesistere umorismo, spunti scientifici, "giallo" e anche qualche flash drammatico. Oppure storie come "Paperino il Paladino" che lavorando sull'umorismo del linguaggio (oltre che situazionale) stimolavano ingegno e fantasia. I bambini la leggevano, e si divertivano. Se oggi si considera che per loro "è troppo difficile" mi spiace perchè vuol dire che si pensa che il loro cervello abbia subito un'involuzione (ma non credo).
      Io per quanto mi riguarda abbandonai Topolino negli anni 80 proprio perchè si era troppo "rimbambinito", adagiandosi sulla storiellina routinaria e "facile". Leggevo storie più intelligenti (io dico più "adulte") nel 74 che nell'84.
      Quanto meno mi divertivo e imparavo parole come "triscaidecafobia", "amadriade cinocefala" ecc. Quando dico "adulte" voglio dire storie che non "zampettano in giro", che non scrivono "Uao" al posto di "Wow" perchè presumono tu sia troppo scemino per capire. Che ti trattano, tu lettore-cliente bambino, con lo stesso rispetto professionale che si deve a un lettore-cliente adulto. Così si da alla base della piramide del buon becchime da mangiare.
      Tu poi usi il termine "adulti" in un altro senso, e forse ho capito cosa vuoi dire. E' il motivo per cui ODIO quel POCHISSIMO che ho visto di PK (sì lo so, ha tanti appassionati incazzosi, non importa). PER ME, Paperinik è quello con gli stivaletti a molla e il "fungo friggitore", è Paperino che scopre le magagne di Paperone e si piglia le sue rivincite sui nipotini che lo credono uno sfigato. Ma non è una questione di nostalgia, è che ragionando come il bambino che ero (sono), non mi interessa un ibrido fra Paperino e Howard il Papero, che non riesce a essere ne l'uno ne l'altro.
      Tu dici: "si continua a discutere del vertice della piramide (i lettori adulti), mentre il vero problema sta nella base. Il fatto che si faccia fatica a riconoscerlo significa che la battaglia, in prospettiva, è ormai perduta.".
      Io commentando 2 post fa dico "i bimbi/ragazzini non sono più percepiti come il TIPICO pubblico dei fumetti ... Allora, se i fumetti non sono più roba "da bambini" ne' saranno mai roba "da adulti", chi rappresentano? Cosa sono, roba "da nerd"?"
      Siamo schiacciati in questo vicolo cieco. Urge un cambio di mentalità o la battaglia è perduta davvero.

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    2. Questa è una verità assoluta ed incontestabile, chi contesta ha le fette di "Provolino" sugli occhi. Nel senso dei piedi del moccioso milanese. Bisogna "coltivare la base" come dicevano Ficarra e Picone agli esordi quando facevano la parodia degli ultimi comunisti italiani in un programma della Dandini. Però come scrivevo nel post precedente, ormai gli autori dei bambini se ne fottono per svariati motivi. 1) non mettono i like su Facebook e non ritwittano 2) Non hanno i soldi per comprare un cartonato da 30€ che contiene all'interno una storia gia stampata da Marvel, Dc, Bonelli o Disney e venduta a 3 € (in questo caso è meglio non abbiano soldi in tasca i piccini, non è giusto vengano presi per i fondelli...3) Non sono interessanti in cosplay e quindi non vogliono gli autografi sulle tette 4) Cosa più importante, i genitori non leggono più e non trasmettono il verbo (presenti esclusi), al massimo giocano a fifa 2015 sulla ps4, entro in case dove l'unica cosa stampata è il volantino dell'Esselunga

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    3. Siamo tutti e tre d'accordo, malgrado la confusione che può ingenerare la diversa interpretazione di una parola.

      In particolare condivido l'orrore per il nuovo Pk di La Rue e per la prevalenza della fuffa sul fumetto evidenziata da Salvatore.

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    4. Su Retronika l'accordo si trova sempre. C'è sobrietà.

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  13. _Prima parte_
    Discussione interessante. Provando a dare un parere ... è verissimo che il fumetto per bambini è scomparso, anche per colpa dei lettori che lo hanno abbandonato dal 1980 in poi, e magari (come sosteneva anche la rivista “Ink”) di chi si è tuffato sulle mode correnti sulle pagine di Corriere dei Piccoli, Tiramolla, il Monello ecc., considerando la tradizione della testata più un peso che altro, con risultati che si sono visti. E così addio ricambio generazionale.
    E sarà certamente colpa anche della televisione e dei videogiochi, certo però che se ci fosse stata una maggiore integrazione tra cartoni animati e fumetti ... certo le animazioni costano, ed abbandonare di colpo una istituzione come "Supergulp", che portava in tv le semianimazioni ed i fumetti puri e semplici dando un impulso anche alla vendita su carta fu la mazzata definitiva. Ed era già stato un errore abbandonare le serie della prima fase, "Gulp".
    Dopodiché è stato tutto un progressivo ridimensionarsi della varietà dell'offerta (diverso discorso la quantità), sino ad arrivare ad oggi, dove il fumetto spesso non è più neanche lo sbocco di serie a cartoni animati come un tempo: quando mai vedremo su carta serie come "Wunschpunsch" o lo scarpiano "Sopra i tetti di Venezia/Le avventure di Marco e Gina"?
    In fondo si è un pò ripetuto quanto accaduto negli Stati Uniti, dove i supereroi hanno spianato tutto, Four Color e soci, poi a loro volta sono scomparsi dalle edicole ritirandosi nei negozi ed hanno perso pubblico decadendo progressivamente. Come diceva Max Bunker su un numero di Alan Ford, speriamo che vinca il fumetto artigianale su quello industriale, che, aggiungo, considera i personaggi più marchi da sfruttare che altro. La maggior parte delle serie in circolazione sono vecchie di decenni, i creatori originali, coloro che le avevano portate al successo, non ci sono più da tempo (salvo eccezioni, Silver ad esempio), e si è fatto in tempo a stravolgere le serie più volte.
    Per giunta, i personaggi umoristici vanno finendo nel dimenticatoio, che si tratti di Arcibaldo o di Heckle & Jeckle, sembra quasi che il fumetto (nato come umoristico) debba essere per forza serio o cupo o truce. Tralaltro l’assenza in Italia del fumetto “syndacato” (lo stato originario del fumetto, purtroppo in regressione anche in madrepatria) la dice lunga sulla ristrettezza dell’offerta e sulla scarsa cultura in materia: Arcibaldo ha chiuso nel 2000 e Mandrake nel 2013, è vero, ma qui in Italia ci sono decenni di inediti, le domenicali di Braccio di Ferro, Phantom, Alley Oop, Andy Capp ed altri escono ancora … invece si ristampano sempre le stesse cose. O se si ristampano Jonny Logan e Kolosso, non ci fa caso nessuno, forse ci sarebbe voluta la Planeta: una volta potevano agire anche piccole case editrici, adesso sembra che debba essere tutto di lusso.

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    1. Anche questo è molto interessante. Mi ricordo vagamente che Bonelli parlando della sua esperienza col Tex semianimato diceva che comunque anche quelle cose venivano a costare parecchio.
      Qualche anno fa sembrava che ci fosse un rinato interesse per i fumetti in tv, coi cartoni di Lupo Alberto, Coccobill ecc. ma si è sgonfiato. "I cuccioli" di Cavazzano era bellino, con il coniglio e la papera, ma non so se ha originato un fumetto, penso di no.
      Francamente, ho visto qualcosa del "Bringing Up Father" di Johnson e veniva anche a me voglia di chiudere la striscia. Però mi dispiace. Per me quelle strisce lì sono istituzioni che, se vogliamo, sopravvivono a se stesse e vengono tenute artificialmente in vita, per quanto possibile, con decreto del Congresso!
      Le dinamiche fumetto-cartoni, se fatte bene, sono positive. Mi hai fatto ricordare la vecchia serie "Fabulous Funnies" che proponeva cartoni di Alley Oop, Beetle Bailey, Broom Hilda ecc.
      Invece i reboot italiani dei fumetti come Tiramolla sono disastrosi.

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  14. _Seconda parte_
    Parere personale, come dicevo prima: se il fumetto non vende è colpa anche del fumetto, salvo qualche eccezione come Lupo Alberto, in edicola e fumetteria le cose migliori sono le ristampe di vecchio materiale, che non a caso stanno abbondando e con dietro gente come Sole24Ore o Gazzetta dello Sport (o Mondadori e Disney ed altri). E come diceva Salvatore Giordano, e come io penso da una vita, anche le vecchie cose possono essere lette tranquillamente come le vecchie: se possiamo leggere Twain o Wodehouse come se avessero scritto ieri i loro libri, possiamo divertirci a vedere il Popeye di Segar sotto processo come una scusa improvvisata alla fidanzata nel "Molecole a molla" di Mauro Marchesi, il mestiere, con tutte le differenze di epoca, di paese ecc., è sempre quello del fumetto umoristico. Le cose nuove sono spesso illeggibili, condizionate in partenza da mode e direttive del momento, succubi del cinema di serie C, roba che segue l'onda anzichè crearla. Le testate supereroistiche sembrano tornate a situazioni pre-comics code: invece di cambiare testata come un tempo, si inseriscono determinati ingredienti nelle testate preesistenti. Non sanno fare più neanche l’umorismo. Non c'è da stupirsi se non solo non facciano breccia, ma respingano per loro stessa natura il vasto pubblico, e non li si veda tanto facilmente legati ad iniziative di qualsiasi tipo.
    Anche sul fatto di non poter più creare una rivista contenitore ci sarebbe da dire, gusti del pubblico un pò troppo difficili (anche se gli ultimi esperimenti in merito che ho visto in edicola non presentavano materiale dal mio punto di vista molto interessante, salvo qualcosa in una costosina ed introvabile rivista della Free Books di cui non ricordo il nome …) e crollo della possibilità di presentare materiale interessante (che non è detto debba essere lo stesso per tutti) e di far decollare qualche nuovo autore. Qualche anno fa sembrava che un fumetto potesse essere solo un albo dal titolo simil-hollywoodiano tipo Rossy Ronn, Krossy Kerr o simili, e si obbiettava, con una visione direi limitata: "Ma non possiamo chiamare un fumetto Mario Rossi". Magari "La Compagnia della Forca" ... Aveva ragione un editoriale della fanzine "Flex" quando diceva, più o meno: "I lettori di una volta divoravano di tutto, quelli di adesso sono più monotematici, manga o supereroi" o Dylan Dog, "e quando diventeranno autori di fumetti replicheranno i modelli, più poveri, a cui sono abituati, mentre gli autori di una volta avevano una grande ricchezza di spunti".
    In conclusione, le storie di una volta vengono oggi comunemente bollate come “ingenue”, mentre semplicemente facevano divertire come deve fare un vero prodotto di intrattenimento, che al giorno d’oggi pare debba per forza essere sgradevole.
    Quando Cucciolo e Beppe cercavano una eredità al Polo Nord per poi scoprire di doversi recare al Ristorante Pollo Nord, era tutta un’altra musica :-D .

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    1. Cito: "I lettori di una volta divoravano di tutto, quelli di adesso sono più monotematici, manga o supereroi" o Dylan Dog, "e quando diventeranno autori di fumetti replicheranno i modelli, più poveri, a cui sono abituati, mentre gli autori di una volta avevano una grande ricchezza di spunti".
      Questa è una verità di cui stiamo pagando lo scotto tutti ed è la soluzione al perché quel che leggo di nuovo mi sembra "insipido". C'è troppa settorialità, ma questo nasce dall'eccesso di scelta anche in tv. Se ci fate caso noi "vecchi" abbiamo un'infarinatura generale anche per mancanza di scelta. Un esempio era quello televisivo, a volte da bambino vedevo anche "tribuna politica" perchè non c'era alternativa e fuori la pioggia. Tra un documentario di Folco Quilici, uno sceneggiato tratto da un opera russa e una commedia di De Filippo e un cartone animato da piccolo non avrei avuto dubbi sulla scelta... ma dovevo magnarmi quello che mamma Rai aveva preparato. Adesso...mi ruppi i palli e tac! Cartoni, telefilm a gogo...peccato che siano sempre attinenti a quel che è di mio interesse, cosa in cui diverrò un super esperto ma se butto gli occhi fuori dalla tana sono ignorante come una banana ( e sui gruppi nei social questa cosa è evidentissima, zombies di un genere e basta lì). Se conosco soltanto Doctor Who (esempio) è ovvio che se un giorno scriverò, chessò Dylan Dog, sarà Doctor Who vestito da Dylan Dog. Se invece nella testa ti frulla l'universo...tu vedi che le stelline che si erano accese anni prima verranno fuori e faranno capolino anche in Topolino, Tiramolla, Geppo, Tex e Zagor. Ecco...quando aprivi un fumetto, che era l'unica scelta fantastica per noi bambini insieme al cinema (dell'oratorio), in quel che scrivevano gli autori vedevi confluire tanti mondi e generi. Ora i fumetti sono "quadrati" delle scatole che contengono soltanto quel che vedi.

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    2. È vero, una volta nel pomeriggio Rai si incontravano diverse cose, "A tu per tu con l'opera d'arte", "Nord chiama sud, sud chiama nord", corsi di lingue straniere consistenti in veri e propri telefilm (per il corso di francese parte degli attori si fingevano extraterrestri, per quello di, mi pare, tedesco, c'era di mezzo il furto di un orologio ...); poi anche i palinsesti televisivi si sono impoveriti in modo drastico.
      In merito alle miniserie, un amico mi spiegava che al giorno d'oggi molti lettori vogliono delle serie limitate, i lettori soprattutto di manga vogliono sapere in anticipo quanto dura la serie prima ancora che esca. Il fatto è che, ho replicato, i fumetti di una volta, da Superman a Topolino, erano fatti di storie autoconclusive, poi con il passare dei decenni, sfruttati i personaggi ed il tipo di storie fino in fondo, i lettori si debbono essere un pò stancati, ed allora hanno cominciato ad apparire continuità più o meno serrate, saghe, incroci narrativi ... (quantomeno nelle serie rivolte a fasce di età più alte, mentre molti fumetti per bambini hanno semplicemente chiuso i battenti).
      Viene da pensare che c'entri anche questo fattore nella minor durata delle serie, forse dopo determinati cicli i lettori sono già stanchi della lettura, finito il romanzo a puntate nel manga questo non interessa più ... :-?

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    3. Se ai bambini venissero fatti leggere BUONI fumetti (siano essi italiani, americani, giapponesi, francobelgi o un misto di tutto) prenderebbero comunque il "vizio" delle nuvolette, malgrado la tivu, i videogiochi, internet e quant'altro. Un media non esclude l'altro.

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    4. Si può senz'altro concordare con questo; che so, un albo a colori con il Gianconiglio del CdP proseguito nella maniera giusta ... ma quanti bambini (e genitori) comprerebbero l'albo? Abbastanza per giustificare le spese di un editore preso tra basse vendite e multe sulle rese? Su questo fronte c'è molta prudenza tra le case editrici.
      Tornando ai cartoni animati, in televisione da metà anni 70 ce ne è stata una vera e propria invasione, una manna, la produzione di vari paesi e di vari decenni concentrata in pochi anni, da Mazinga Z alla talpa Krtek. Per i bambini dell'epoca l'Hanna&Barbera" era come la Corno o la Disney. Viene da chiedersi se una parte dei cartoni animati non abbia reso più banali i fumetti per bambini, cioè se direttamente la televisione non abbia contribuito a logorare storie con meccanismi già sfruttati negli anni, il protagonista che cerca di scroccare cibo, di salvare la bella dal cattivo/spasimante respinto, i disastri eseguendo determinati lavori, i parenti scocciatori o altro ...

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    5. Ah, Gianconiglio... il personaggio più riuscito di Triberti, il direttore del grande Corriere dei Piccoli tra gli anni sessanta e i settanta!

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    6. E di Carlo Peroni, che ne parlò a suo tempo nel proprio blog ... era anche una serie con una certa ricchezza di personaggi.

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    7. Sì, un fumetto fatto apposta per i bambini, ma molto ben realizzato. Carlo Peroni, anche se non era tra i miei preferiti, era riuscito a caratterizzare molto bene i personaggi. Poi, dopo la morte prematura di Triberti, ha continuato Gianconiglio scrivendone anche i testi per il mercato tedesco (chiamandolo Sonny). Una roba orribile.

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  15. La dico veloce: l'italiano medio (adulto e bambino ) non ama leggere.
    O meglio, non ama pagare per leggere.
    Se lo fa, lo fa perché lo trova divertente.
    Se ha un alternativa gratuita, ecco che non legge più ( pagando) e ciao.
    E' successo a fine anni 70 quando la tv ha preso piede con le varie private diffondendo massicce dosi di film, telefilm e cartoni.
    La gente pensava"ormai c'è al tv per passare il tempo, che cacchio compro ancora i fumetti ( o i libri) ?"
    E vai con la crisi editoriale.
    Poi , pian piano, i fumetti sono tornati in auge, forse perché la tv faceva sempre più pietà( di sicuro negli anni 90) non c'era la varietà degli anni 80).
    Poi è arrivato internet e la gente ha pensato "cacchio, con pochi euro al mese guardo, leggo, gioco comunico, blog ecc.. ma chi me lo fa fare di comprare i gironali di carta ? E i dvd ? E i VG ? " e ciao pure a loro.
    Ok, forse sono stato semplicistico, ma credo di aver reso l'idea....

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    1. Eppure perderemo tanto. La qualità dei media on line non è mai quella del supporto fisico. I fumetti scansionati e i libri spesso si avvicinano alla qualità della carta come "leggibilità", ma il cinema in streaming, anche quello dei servizi legali fatti con professionalità, non riesce a sputare fuori la stessa qualità d'immagine un BluRay o anche del vecchio DVD upscalato. Per la musica ho un orecchio meno fine (un mp3 a 256kb di Bitrate per me è uguale o quasi all'originale) ma l'HD di un Bd è superiore a tutto al momento. Vabbè però che io sono un appassionato, molto gente se ne fotte come dici tu.

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  16. bè tieni però conto che la quaità on line migliora sempre più : un dvx di ogg è avanti anni luce a quello che girava 6 anni, ad esempio.
    Il vero problema è che la carta dura secoli, i video e fumetti scaricati in formati digitali no.

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    1. hai paura di un medioevo tecnologico?

      credo che pensassero la stessa cosa con l'invenzione della carta... "oh ma che carta e carta, che è sta cosa che si strappa e si bagna? quanto è meglio scolpire sulle rocce ad imperitura memoria!" xD

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    2. Prima della carta usavansi vari altri media quali: tavolette d'argilla incerate, papiro e, nella nostra occidentale civiltà crudele, soprattutto pergamena ovverosia pelli d'animali vari conciate e rinsecchite.
      Precisazione per Sam: la carta prodotta nel 1700 dura secoli (al netto di problemi di muffa, tarli, inchiostri acidi ecc.). Per i libri del 900 avremo problemi già in questo secolo. La roba stampata industrialmente nel 20. secolo sparirà relativamente presto, caso tipico Weird Tales e altri pulp magazines.
      Inciso per Andrea: il medioevo tecnologico da post disastro è un topos del nostro immaginario che forse non vedremo avverarsi, in compenso ci buttiamo allegramente in quello sociale.
      Raccomandazione per tutti: NON fate sapere ad Orlando quanto dura un CD rispetto a un vinile.

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