Nella mia lunga carriera di lettore non ho mai sopportato la
poca leggibilità di autori blasonati in
grado di proporci tavole immaginifiche ma dotati di scarse capacità
sceneggiative.
A me un bel disegno non basta per qualificare un fumetto
come capolavoro, non faccio nomi ma l’elite culturale italiana tende a rendere
sacri soggetti che operano nel campo della nona arte ma che che a mio avviso
non possono considerarsi fumettisti ma soltanto grandi illustratori.
Il fumetto è
un perfetto connubio di prosa e grafica, tutto deve mischiarsi come il latte e il caffè di un cappuccino preparato a
dovere.
Alberto Dose propone dei pregevoli dipinti ultrastatici.
Chiacka è il tipico volume che può piacere a chi non ha mai letto comics nella propria vita o al
gallerista, pronto ad osannare la perizia nell’uso dei colori e la perfezione
delle anatomie.
Un prodotto adatto a chi redige cataloghi da proporre ad un pubblico
“colto” ma ignorante di quella che è la vera bellezza nell’arte sequenziale.
L'eroe è privo di
fascino e mordente.
Le donne sono tratteggiate divinamente ma in maniera freddissima e scolastica.
Manca la storia e la sceneggiatura è debole ed elementare.
E’ più avvincente una modesta via crucis
d’ignoto nella più sconosciuta delle cappelle.
Non posso mettere un voto più basso del buono perché graficamente il
prodotto è splendido ma non posso dire che nel complesso abbia digerito questo
polpettone insipido.
Peccato perchè Dose ha fatto e continua a fare (con i testi d'altri) ottimi fumetti e splendide copertine per il mercato europeo ed americano.
Premesso che non conoscevo.
RispondiEliminaNonostante la trama, un pensierino a leggerlo lo farei.
PS: la donna del post sembra Cicciolina :D
non sempre l'ispirazione nasce sotto il cappello, a volte dentro i pantaloni.
EliminaAccidenti, ci sei andato giù pesante, Salvatore... Io ho un bellissimo ricordo di Chiacka, dovuto anche al fatto che fino alla sua pubblicazione io conoscevo Dose come disegnatore assai sintetico e poco espressivo (L'Ultimo Detective, i "liberi" con Saccomanno, ecc.) oppure più raramente iperdettagliato/moebiusiano (Julian Estrella, qualche sparuta storia autoconclusiva). Vederlo nella magia del Tecnicolor fu un bello scossone, e anche la storia non era poi così male, dài! Ammetto che dovrei rileggermelo ma ricordo che certe parti si elevavano dalla banalità del fantasy e (correggimi se sbaglio) il finale decisamente pessimista fu un bello choc.
RispondiEliminaCredo che l'impressione di "ultrastaticità" che hai rilevato sia dovuta alla carenza di ombre che Dose ha profuso, o forse alla loro scarsa resa una volta in stampa. Ricordo che qualche vignetta aveva dato dei trascurabili problemi di interpretazione (profondità, ecc.) anche a me. Ma all'epoca ci fu pure chi paragonò Dose a un Burne Hogarth misto ai pittori Preraffaelliti!
Unico difetto lampante di questo fumetto: i personaggi, protagonista compreso, cambiano faccia di vignetta in vignetta!
Mi hai fatto venire voglia di rileggermelo, credo che sia tra gli Euracomix che non ho dato via ma che ancora custodisco. Magari rileggendolo mi sembrerà una boiata...
Per la cronaca, Dose tornò al fantasy con un altro personaggio, Sahagun (o una roba così, ricordo il nome perchè dei mostri acquatici di D&D hanno più o meno lo stesso nome), di cui produsse due "volumi" che però non mi pare giunsero alla loro destinazione naturale, ovvero Euracomix, ma furono solo serializzati su rivista, credo Skorpio.
Caro Luca , ci sono tre stellette nel post, "buono" è un voto positivo in fondo. Come scrivevo prima graficamente è un bel vedere ma per me la sceneggiatura va dall'inutile al superfluo. Un compitino scolastico da master of dungeon alle prime armi. Nomi di luoghi e personaggi fantasy che vorrebbero essere Tolkienani (o Howardiani) ma che ricordano più :"knorr figlio di kmer, che ha sconfitto iknak, izak nipote di kumrà della tribù di Ishtar, nella terra desolata di Kfnir.." di Aldo, Giovanni e Giacomo. Le immagini perfette perchè prese da modelli fotografici e in quanto tali terribilmente statiche. Tanta luce e colori d'impatto ma in soldoni c'è poco fumetto e tanta illustrazione (Dose nasce nella pubblicità e si vede).Il tratto nel complesso mi ricorda tantissimo (in tono minore) il Luca Tarlazzi di Selen.
EliminaMi rimetto al computer con un tempismo perfetto: ho controllato e ce l'ho ancora! Le pagine si stanno staccando dalla rilegatura da quanto lo lessi all'epoca... Sai che alla fin fine quel difetto dei volti che cambiano non è poi così evidente a una sfogliata rapida? Sui nomi hai perfettamente ragione, spesso ridicoli o impropri per un contesto avventuroso! Già "Chiacka" non è granché...
EliminaSempre a livello di semplice sfogliata devo dire che i disegni (eh, sì: anche a me pare evidente presi da fotografie) non hanno l'impatto di una volta. Anzi, rivedere il capo dei cattivi che fa le pose da body builder è proprio ridicolo!
La storia però, che magari mi rileggerò, la difendo ancora: spunto di partenza abbastanza originale e finale inaspettato. E secondo me certe sequenze sono veramente molto funzionali: vedi ad esempio lo sgherro con le labbra dipinte che muore in tre vignette di seguito. Per me insomma c'è anche un buon uso del linguaggio del fumetto, certo sporadico, ed è innegabile che in alcune parti Dose si sia fatto prendere la mano dai pennelli dimenticando il resto.
Tieni presente inoltre che alcuni "ingolfamenti" nella sceneggiatura potrebbero essere stati generati dall'Eura con qualche didascalia che spiegava più di quanto preventivato - usavano così!
E' stato proprio il cattivo "culturista" che mi ha fatto abbassare la "quality asticella" . Gli spiegoni nelle didascalie non mi sono sembrati così evidenti, forse in un contesto del genere ci volevano per dare un pò di corpo ad una sceneggiatura di cui a te è piaciuta l'idea base e a me non è piaciuto lo sviluppo. L'intepretazione grafica di Dose è ineccepibile, ma per reggere le idee del disegnatore ci voleva un bravo sceneggiatore d'appoggio.
Eliminaciao a tutti e complimenti per il sito, autentico scrigno di tesori della memoria. Scusate la domanda off-topic, da anni sto cercando di ricordare come si chiamava un fumetto - ormai scomparso - di genere comic che leggevo da bambino, l'unica elemento che mi viene in mente è una frase che i protagonisti esclamavano: "Ti ballerò il tip tap sull'epigastro!" (non si tratta di Cucciolo e Beppe)
RispondiEliminadifficilotta come domanda...descrivi almeno i personaggi
Eliminail problema è che si tratta di un ricordo talmente lontano che non riesco a mettere a fuoco nulla, il genere era più o meno quello di Cucciolo e Beppe, con vari personaggi che si alternavano. Quando si davano mazzate in testa apparivano dei bernoccoli enormi... Speravo che quella frase piuttosto singolare potesse essere di buon indizio
Eliminaqualcosa di Jacovitti?
RispondiEliminaassolutamente no, il periodo era più antico
EliminaAddirittura? Jacovitti ha cominciato negli anni '40...
Eliminascusa hai ragione mi sono sbagliato, mi basavo sul periodo Zorry kid, Cocco Bill ecc. comunque il fumetto di cui non ricordo il nome lo leggevo durante i primi anni sessanta...
EliminaNon so perchè mi vengono in mente i fumetti di Franco Aloisi
Eliminagrazie per la dritta, il tipo di disegno è proprio quello, potrebbero essere Nicolino, Fifino e Calogero ma non sono ancora sicuro
Eliminami devo decidere a fare un post su Aloisi, ero convinto di ricordarlo soltanto io
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