NIcola Del Principe? |
Pur essendo una testata umoristica minore con evidente intenzione di rincorrere
il fortunato Topolino della Mondadori, identico anche per formato e spillatura,
la cura profusa dagli autori nel
realizzare questa serie la rende una vera
piccola gemma.
L’albo in oggetto fa parte della prima serie pubblicata per
13 numeri nel 1955, la produzione di Gimbo è comunque ben più vasta contando la
bellezza di 99 numeri.
I fumetti contenuti in questo giornalino non sfigurano
rispetto alla produzione italiana Disney
, Del Ponte (futura Bianconi) e Alpe del periodo.
Gli autori sono conosciuti e in seguito approderanno a case
editrici di maggior prestigio rispetto alla Casa Editrice Periodici Italiani.
Molti personaggi sono
di chiara ispirazione americana, alcune tavole all’occhio attento risulteranno,
per posture e fisionomia ricalcate dai comics (come vedrete dopo) ma le
sceneggiature hanno la tipica “cattiveria” tutta italiana.
I protagonisti di quest’albo:
Il pennuto di colore Gimbo
corredato da ovvi nipoti è graziato dai disegni di Walter Cremonini e Nicola Del Principe.
L’uccello non è
scaltro come Daffy Duck né simpatico come Paperino.
Il papero disneyano è di solito sfortunato e non deficiente,
Gimbo è codardo , sfigato e parecchio stupido. La storia di cui è protagonista è l’ennesima rivisitazione del Prigionero di
Zenda che è stata sviluppata meglio in casa Disney da Gottfredson o da
Pierluigi Sangalli (ed Alberico Motta?) negli albi Bianconi. Comunque grandi le
tavole di Del Principe e Cremonini.
DAN TEMPESTA di Giuseppe Perego . Il piccolo monello
protagonista assieme al suo amichetto Jack Veleno è prigioniero di Nonno Mefisto, vecchio despota e
manesco di matrice fascista che li mena a non finire e li sfrutta come schiavi.
Altro che i buonisti vegliardi delle pubblicità e i genitori schiavetti
dell’ultimo secolo.
Educazione spartana degna di 300.
Fanciulli educati a vergate e al lavoro nei campi.
Giuseppe Perego |
TIGRINO E PECCHIO di
Luciano Capitanio (firmata): altro tratto
celebre di un autore che disegnerà per Disney e Bianconi con ottimi risultati.
I personaggi sono di maniera, Tigrino ricorda il rivale del disneyano Elmer Elephant (Fuffo in Italia...mi pare di ricordare) ma il coprotagonista Pecchio è folle quasi quanto il Woody
Woodpecker di Walter Lantz è risulta decisamente più simpatico della versione
non animata del classico statunitense che nei comics, lasciatemelo scrivere, non ha
mai brillato per storie memorabili anche se ben pennellate.
Luciano Capitanio |
PUTIPÙ di Francesco Pescador (firmata),
eccellente parodia umoristica del western che in quel periodo era il genere di
fumetti più amato, per certi versi mi sembra precursore di alcune cose di
Luciano Bottaro.
Francesco Pescador |
MAMMI : mi pare d’intravedere
qualcosa di Del Principe in questa famiglia di coniglietti ma potrebbe essere
qualcosa di puramente yankee visto che anche qui abbiamo pose e personaggi che ricordano troppo il tratto
di Harvey
Eisenberg.
Un clone di Barney Bear? |
CANFORA di Ernesto Piccardo, il più bastardo
caprone che mi sia capitato d’incontrare nei fumetti, una storia cattivissima.
Canfora è un criminale asociale e quello che gli preme e soltanto la sua
tranquillità , il comune per raccogliere fondi per gli orfanelli decide di
costruire un Luna Park nelle vicinanze dell’abitazione del cornutone. Il
terrorista decide di fare una strage di bambini decidendo nottetempo di
sabotare le montagne russe….brividi!
Le tavole di Piccardo , come avevo lasciato intuire sopra
sembrano “lucidate” dalle storie
americane di Lupo Ezechiele di Paul Murry , anche molti personaggi
minori ricordano Lupetto o i Tre porcellini, la cosa strana è che il tratto
sporco e l’inchiostratura dettagliatissima dell’autore fanno sembrare il tutto più interessante (almeno
per me) e curato dell’asettico originale.
Ernesto Piccardo |
PAGOPOI di Francesco Pescador (firmata), penso sia l’unico fumetto umoristico mondiale dove
il protagonista è un esattore delle tasse che viene pestato a sangue e rincorso
con armi da fuoco dai commercianti.
Storia attualissima che potrebbe essere ripubblicata sostituendo il simpatico
animale antropomorfo con un dipendente di Equitalia.
Francesco Pescador |
La serie se mantiene le promesse dell’unico albo di cui sono
al momento in possesso me gusta e mi
sa che qualche dindino glielo spendo volentieri.
Francesco Pescador |
A me, in "Mammi", pare di intravedere il segno di Luciano GATTO!!!
RispondiEliminaO forse un Bottaro ( ma non mi pare abbia lavorato su "Gimbo"...).
La guida del Bono non indica ne Gatto ne Bottaro come autori di storie pubblicate su Gimbo
EliminaFabrizio ho chiesto a Luciano Gatto su Fb e mi ha gentilmente risposto che non è opera sua, non ha mai lavorato per Gimbo.
EliminaNel frattempo ho chiesto anche a Luca Boschi.
EliminaSinceramente non conoscevo.
RispondiEliminaNoto alcuni elementi della Warner Bros.: è un disegno molto piacevole. Vorrei recuperarlo
Più che la Warner insegue la Disney, non è una serie inacquistabile penso che la media giusta del prezzo per singolo albo sia intorno ai cinque euro che è la cifra che ho speso io per comprarlo al mercatino , nelle fiere o nelle fumetterie se lo trovi penso ti pelino per bene.
EliminaAhhh
Eliminaho capito...
Roba inedita per me...
RispondiEliminaSu Ebay ci sono una decina di albi di prezzo non sempre (anzi diciamo quasi mai) abbordabile.
Ma.... sarà mica Scarpa?
RispondiEliminaScarpa lavorava per la Disney Mondadori dal 1953...mi pare strano che facesse un passo indietro.
EliminaNon conosco questi vecchi numeri, ma di Gimbo avevo acquistato, all'inizio degli ani '70, un fumetto dal formato quadrato, analogo a quelli francesi di Pif, Placid et Muzo eccetera che magari qualcuno ha presente.
RispondiEliminaEra un personaggio abbastanza simpatico e divertente, per quel che ricordo. Più che stupido un po' sbruffone, forse.
I disegni che accompagnavano i giochi e i test ricordavano lo stile di Peroni, ma ignoro se i fumetti fossero ristampe o materiale nuovo ( per l'epoca ).
AnNi '70, pardon :))))
EliminaPagopoi ricorda un pò Serafino ... Ben 99 numeri: quante cose, di autori anche noti, che vanno perdute (a parte l'Archivio di Stato immagino), ci vorrebbe un archivio anche solo digitale per catalogare e salvare le pubblicazioni degli editori scomparsi.
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