Finalmente sono riuscito a mettere le mani sul primo libro a
fumetti della casa editrice del benemerito Federico Cenci. Fisicamente l’edizione
è pregevole, per la prima volta vedo parte dei maestri Bianconi stampati con il
rispetto che meritano, ottima carta e copertina, fantastico l’editing grafico.
La nota particolare sta nella genesi del libro, il primo
caso italiano di riuscito crowdfunding di un fumetto vintage e su una
piattaforma nazionale.
Che sia questa la strada da percorrere per leggere quel che
realmente vogliamo in barba ai colossi dell’editoria che ci ripropinano ad libitum sempre le stesse
carcasse dei comics lette e rilette in tutti i formati possibili?
Che ci sia la possibilità, un giorno, di far ristampare le
storie che non riusciamo a recuperare, il personaggio amato e dimenticato e perché
no pagare di tasca nostra i diritti di un fumetto che nessuno ha il coraggio di
riproporre?
Ben venga il progresso che esalta il passato, tutti i
lettori devono essere soddisfatti e non
di solo Marvel e Sbe è fatto il mondo.
Tornando a “Pinocchio di Alberico Motta e Sandro Dossi”
Redazionali:
Luca Boschi fa una
splendida disamina dei “Pinocchi” a fumetti che termina con la curiosità del
lettore, Luca non vede l’ora di rileggere i fumetti Bianconi e vedere che
effetto gli fanno dopo così tanti anni. Andrea Leggeri si occupa della parte
tecnica elencando cronologie e fatti.
Non ho condiviso appieno invece le idee di Giuseppe
Pollicelli, la divergenza di opinioni e fondamento della democrazia, ma il suo
articolo l’ho trovato distante, onesto ma privo della passione che condivido con molti dei lettori di Retronika
per i fumetti di Bianconi.
Strano che tra i vari Pinocchi a fumetti non sia stato citato quello quasi contemporaneo
di Geppi Dellisanti e non ricordo se tra i Bianconi viene ricordato anche la
marionetta in versione Umberto Manfrin.
Fumetti:
Adesso mi autocito visto che in “Da Braccio Di Ferro a Provolino” ho redatto una scheda anche per la fabulosa Collodiland ve la posto come summa della mie idee sul personaggio con gli input di Sangalli,
Motta e Dossi: “Renato Bianconi era sempre voglioso di varare testate con nuovi
personaggi; all’ennesima richiesta produttiva gli artisti della casa editrice
si ricordarono che erano appena scaduti i diritti d’autore del burattino di
Carlo Collodi. L’editore prese la palla al balzo, non gli pareva vero, per una
volta aveva a disposizione un character famosissimo, conosciuto da tutti e non
doveva sborsare una lira a nessuno per produrre nuovi giornalini, tranne che ai
maestri della redazione lombarda che percepivano già la loro paga. Il team
creativo degli anni settanta, capitanato da Alberico Motta, aveva le idee
chiare: non ripresentare una trasposizione dell'originale, opera già eseguita
egregiamente da Benito Jacovitti, Aurelio Galeppini e Luciano Bottaro, ma
continuare il romanzo ambientandolo ai nostri giorni, utilizzando personaggi
classici come I GENDARMI, IL PESCATORE VERDE o IL COLOMBO GIGANTE. L’intenzione
degli autori era di demolire la mentalità educativa retrograda e dare diritto al
burattino-bambino di essere rispettato per quello che era nella sua dimensione
fanciullesca. Furono in molti a disegnare il Pinocchio Bianconi: Tiberio
Colantuoni, Pier Luigi Sangalli, Sandro Dossi, Umberto Manfrin e lo stesso
Alberico Motta, che scrisse anche quasi tutte le sceneggiature delle nuove
storie del personaggio. Pinocchio è stato uno dei più curati tra i fumetti
delle Edizioni Bianconi e va letto nel suo complesso, senza soffermarsi sul
valore del singolo autore o storia pubblicata. In Grecia fu ristampato anche
dopo quarant'anni dal primo albo italiano, con una testata che portava il suo nome e comprendeva altri personaggi
umoristici della casa editrice, nonostante fossero passati tanti anni dal suo
fallimento. Il personaggio fu ripreso negli anni ottanta da Nicola Del Principe
che rimodernò il cast collodiano inseguendo i canoni disneyani, rendendo tutto
più tondeggiante o, come si direbbe oggi, cutie .“
Fine autocitazione.
Aggiungo adesso con più spazio a disposizione:
Il Pinocchio di Motta e Dossi è parte importante del
revamping dell’universo collodiano
realizzato dalla crew di artisti in
forza nella casa editrice di Renato. Bisogna ammettere però che Il burattino fu onorato da tutti, ottimo fu l’avvio di Tiberio Colantuoni e anche le storie
disegnate da Pier Luigi Sangalli
meritano menzione. Fatto sta che tutto il succo del divertimento stava nei
meravigliosi testi e sceneggiature di Alberico Motta che si è prestato come
disegnatore del bimbo di legno per un gruppo non nutritissimo di storie ma dal
tratto delizioso e che in parte vengono ristampate nel libro di Cliquot. Come successe per Geppo, però, la versione grafica
più ricordata di Pinocchio e compagnia edito da Bianconi è quella del grande operaio Sandro Dossi. Quando vedi le tavole di
Sandro non riesci mai a capire come cavolo facesse ad essere così dettagliato
con la mole enorme di lavoro che doveva produrre in un mese. Nota a parte
merita Del Principe, non incluso in questa raccolta per motivi logici, che come
scrive il Boschi realizzò un Pinocchio di tratto “troppo americano”.
Nella mia opinione, per quanto gradevole, quello di
Nicolino, non era neanche da considerare in continuity , il simpaticissimo pupazzetto
cicciottello si poteva considerare a tutti gli effetti un nuovo personaggio
della casa editrice.
Le storie contenute nel libro sono:
“50 anni dopo” (tavv. 22, Motta-Dossi)
“Un’americana a Venezia” (tavv. 20, Motta-Dossi)
“I nasi di cartone” (tavv. 12, Motta-Dossi)
“I fiori sul naso” (tavv. 16, Motta-Dossi)
“La battaglia napoleonica” (tavv. 15, Motta-Dossi)
“Un mondo migliore” (tavv. 12, Motta-Dossi) che potete
leggere recensita anche qui
“Le bistecche sacre” (tavv.20, Motta-Dossi)
“Il tesoro degli avi” (tavv. 24, Motta)
“L’isola delle perle” (tavv. 24, Motta)
Devo scrivere che è stata fatta una selezione impeccabile ed
ottimo è stato anche il restauro delle tavole. Il Pinocchio di Motta e Dossi non ha cali, un po’ come
Provolino o Pierino (sempre scritti da Motta) si può considerare come opera
qualitativamente omogenea. Non ho mai letto un avventura debole di Pinocchio,
cosa che mi è capitata con personaggi della stessa casa editrice più venduti e
richiesti, come se gli autori Bianconi nutrissero un forte rispetto per la
materia di origine, del background e anche del linguaggio collodiano. Alcune
storie non le avevo mai lette prima, Pinocchio forse è una delle più difficili
tra le testate Bianconi da recuperare, la mia impressione è che non avesse
tirature alte come Braccio di Ferro o Geppo.
Converrete con me che nei mercatini e su internet non è che si trovino
così tante copie del Pinocchio Bianconi, non è una serie rognosetta come
Saruzzo o Astor ma avere una serie completa al 100% non mi pare che sia cosa
immediata, aldilà del prezzo esiguo dei singoli albi.
In sintesi: Volume di cui consiglio fortemente l’acquisto anche
perché probabile “base” per futuri progetti similari di Cliquot. Se non
dovessimo più leggere di questi fumetti la responsabilità è ormai nostra.
E andiamo così! Complimenti a Federico per aver concretizzato il primo progetto della sua neonata casa editrice!
RispondiEliminaAdesso aspettiamo gli altri :-)
EliminaInfatti. Che lo scaffale dei volumi Annexia aspetta di riempirsi...
EliminaUn super article pour un super livre ! Je partage sur FB !
RispondiEliminaMerci!
EliminaWow che bella recensione! Grazie mille!
RispondiEliminati rinnovo il bocca in lupo anche per gli amati Motta e Dossi
Elimina