06/02/18

Fan Fiction : Il dio dell’abbondanza

vignetta di Pier Luigi Sangalli
Di Andrea Micky


Come al solito, Poldo si stava aggirando per le vie della città, cercando il modo di scroccare qualcosa a qualcuno.
“Devo assolutamente trovare qualcosa da mettere sotto i denti, o sverrò per la fame” brontolò lo Sbaffini.
E notando che a poca distanza da lui c’era Braccio di Ferro, Poldo pensò “Proverò a farmi dare qualche soldo da lui, anche se dovrò fare del mio meglio per convincerlo”.

Braccio di Ferro si stava recando in un’agenzia di viaggi, quando incrociò Poldo.
“Salve, amico carissimo. Io...” disse lo Sbaffini.
“Adesso non posso darti retta, Poldo. Vado di fretta” lo interruppe il marinaio.
“E come mai?” volle sapere Poldo.
“Mi ha contattato il celebre professor De Anglofilis. Deve partire per l’Africa e vuole che io lo accompagni” spiegò Braccio di Ferro.
“E cosa ci va a fare in Africa?” chiese Poldo.
“Deve studiare le tradizioni di una tribù del luogo” gli rispose Braccio di Ferro.
“Posso venire anch’io? Vorrei arricchire le mia conoscenza in tale campo” chiese lo Sbaffini.
“Il professore mi ha dato i soldi per 2 biglietti aerei, quindi penso di sì” gli rispose il marinaio.
E mentre Braccio di Ferro andava ad acquistare i biglietti, Poldo sorrise soddisfatto.
“Durante il viaggio, potrò papparmi le provviste indisturbato” ridacchiò lo Sbaffini.

Qualche giorno dopo, un piccolo aereo verde stava sorvolando il cuore dell’Africa; e a bordo c’erano Braccio di Ferro, Poldo ed il Professor De Anglofilis.
“Tra non molto saremo a destinazione” annunciò il pilota, tramite un altoparlante.
“Professore, che tribù intende studiare?” domandò Braccio di Ferro.
“La tribù dei Mungia-Mungia, famosa per le sue leggende” rispose l’erudito professore.
“Tutto questo é molto eccitante. Non é vero, Poldo?” chiese Braccio di Ferro.
Solo allora, il marinaio notò che il suo compagno di viaggio era sparito.

Dopo essersi allontanato dagli altri, Poldo si era recato nella stiva e aveva aperto una cassa contenente della frutta.
“Queste banane sono un eccellente antipasto” biascicò Poldo, con la bocca piena.
In quella però, sopraggiunse Braccio di Ferro, che colse in flagrante lo Sbaffini.
“Poldo, ti stai pappando le provviste!” accusò il marinaio.
“No di certo” negò Poldo, indietreggiando.
Ma così facendo, il mangione scivolò sopra una buccia di banana e per non cadere, afferrò istintivamente la leva che apriva il portellone dell’aereo.
“Attento, Poldo” lo avvertì Braccio di Ferro.
Ma prima che il marinaio potesse fare qualcosa, il portellone si spalancò e Poldo venne risucchiato fuori dall’aereo, precipitando nel vuoto.
“Aaaah!” urlò terrorizzato lo Sbaffini, durante la caduta.

Nel villaggio dei Mungia-Mungia, la vita stava trascorrendo secondo la consueta routine.
Chiuso nella sua capanna, lo stregone della tribù stava pulendo i suoi strumenti, quando nell’aria echeggiò un urlo, che lo costrinse ad uscire.
“Ma quello é Ecsaltia!” esclamò sorpreso lo stregone, alzando gli occhi al cielo, dove vide una figura umana precipitare a tutta velocità.

Prevedendo di schiantarsi nel giro di pochi secondi, Poldo si coprì gli occhi.
Fortunatamente però, lo Sbaffini precipitò in un fiume, ritrovandosi impigliato nelle reti da pesca dei Mungia-Mungia.
“Grazie al cielo, sono atterrato sul morbido” sospirò sollevato Poldo, sputacchiando l’acqua bevuta al momento dell’impatto.

Una volta liberatosi dalle reti, Poldo raggiunse la riva, dove trovò l’intera tribù dei Mungia-Mungia che lo attendeva.
“Salve. Voi dovete essere i Mungia-Mungia” ipotizzò lo Sbaffini.
“Benvenuto, grande Ecsaltia, dio dell’abbondanza!” disse il capo-tribù, inginocchiandosi fino a terra.
“Lode ad Ecsaltia! Lode ad Ecsaltia!” ripeterono gli indigeni, imitando i gesti del loro capo.
In quel momento, a bordo di una jeep, sopraggiunsero Braccio di Ferro e De Anglofilis.
“Ehp! Ma che succedendo?” domandò sorpreso il marinaio.
“A quanto pare, gli indigeni hanno scambiato Poldo per una divinità” spiegò il professore.
“Conducete subito il dio dell’abbondanza al villaggio” ordinò il capo-tribù.
“E preparate un sontuoso banchetto in suo onore” aggiunse lo stregone.
“Questa storia della divinità comincia già a piacermi” ammise deliziato Poldo.

Nei giorni seguenti, mentre Braccio di Ferro ed il professore adempivano ai loro doveri di studiosi, Poldo si crogiolava nel suo ruolo di divinità, facendosi servire continuamente cacciagione arrosto e frutta fresca.
“Certo che il dio dell’abbondanza mangia parecchio” brontolò un cacciatore.
“Tieni duro. Manca poco alla cerimonia del fiume propizio” lo incoraggiò il suo compagno.


Durante la loro permanenza presso i Mungia-Mungia, Braccio di Ferro e il professore poterono vistare l’intero territorio della tribù, con la sola eccezione di una grotta, ritenuta sacra.
Allo scadere del quinto giorno però, lo stregone e i suoi assistenti accompagnarono i 2 visitatori all’interno della grotta in questione.
“Come mai ci fate vistare questa grotta solo ora?” chiese Braccio di Ferro.
“La grotta può essere visitata solo in occasione della cerimonia del fiume propizio” spiegò lo stregone.
“Cerimonia del fiume propizio?” chiese il professore.
“Sì, ma vi spiegherò tutto una volta giunti a destinazione” stabilì lo stregone, facendo strada all’interno della grotta.

Dopo un breve marcia, il gruppo giunse davanti ad una pittura rupestre, raffigurante un uomo grasso vestito con abiti tribali.
“Quello é Ecsaltia, il dio dell’abbondanza” spiegò lo sciamano, indicando l’immagine dipinta.
“In effetti, assomiglia parecchio a Poldo” riconobbe il professore, esaminando attentamente il disegno.
“E come mai Ecsaltia é disegnato nella bocca di un coccodrillo gigante?” chiese Braccio di Ferro, facendo altrettanto.
“Quello é Quetsacoal, un malvagio dio che causò una grande carestia -spiegò lo sciamano -Ma Ecsaltia riportò le cose alla normalità facendosi divorare da lui”.
“Adesso però, Quetsacoal deve essere ritornato, perché nel fiume non ci sono più pesci” disse uno degli assistenti dello stregone.
“Ma per fortuna, lo é anche Ecsaltia” aggiunse l’altro.
Sulle prime, Braccio di Ferro e De Anglofilis non capirono il significato di quelle parole, ma quando lo fecero, sussultarono sorpresi.
“Avete intenzione di sacrificare Poldo” realizzò il professore.
“Non posso permettervi di fare una cosa simile” rincarò il marinaio.
“Avevo previsto quest’evenienza” replicò lo sciamano, gettando in faccia ai 2 uomini una povere azzurra, che li fece addormentare all’istante.
“Che ne facciamo di loro?” chiese uno degli assistenti.
“Chiudeteli nella gabbia fino alla fine del rito” ordinò perentoriamente lo stregone.

Quella sera, tutta la tribù dei  Mungia-Mungia si radunò sulla riva del fiume, per assistere al sacrificio del dio dell’abbondanza.
Poldo, che aveva messo su una decina di chili, venne fatto vestire con un sontuoso abito tribale e condotto davanti ad un pentolone pieno d’acqua calda.
“Prego, grande Ecsaltia” disse il capo-tribù, facendo un solenne inchino.
“Grazie. Avevo proprio bisogno di un bagno caldo” disse Poldo, che ebbe qualche difficoltà ad entrare nel recipiente, a causa della sua pancia.
Ma una volta a mollo, lo Sbaffini si rese conto che nell’acqua c’erano anche delle verdure affettate e delle erbe aromatiche.
“Ehp! Ma voi volete mangiarmi” realizzò Poldo.
“No di certo. Quest’onore spetta al dio Quetsacoal, che presto emergerà dal fiume” spiegò il capo-tribù.
In preda al panico, Poldo cercò di fuggire, ma la sua grossa pancia gli impedì di uscire dal pentolone.

Grazie alla sua tempra robusta, Braccio di Ferro riprese conoscenza per primo, ritrovandosi chiuso in una gabbia di legno, insieme al professore.
“Devo andare a salvare Poldo o verrà sacrificato” si ricordò il marinaio, ancora leggermente stordito dalla polvere azzurra.
“Aiuto!” gridò allora la voce di Poldo.
“Fulminacci! Il rito deve essere già cominciato” disse Braccio di Ferro, mentre cercava di rompere le sbarre della prigione.
“Ti conviene sbrigarti, o il tuo amico farà una brutta fine” disse De Anglofilis, appena risvegliatosi.

I Mungia-Mungia avevano appena cominciato a suonare i loro tamburi, quando nell’aria echeggiò un terrificante verso animalesco.
“Ecco Quetsacoal!” avvertì lo stregone.
Tutti i presenti volsero lo sguardo verso il fiume, da dove stava emergendo un coccodrillo grande quanto un autobus.
“Aaaah! Che mostro!” urlò terrorizzato Poldo.
Leccandosi le labbra deliziato, il gigantesco rettile si diresse verso il pentolone in cui lo Sbaffini era intrappolato.

“Vacci piano, lucertolone” disse Braccio di Ferro, sopraggiungendo all’improvviso.
E prima che qualcuno potesse fermarlo, il marinaio colpì il coccodrillo sul naso con un doppio diretto, per poi farlo indietreggiare sotto una raffica incessante di pugni.
“Incredibile! Quell’uomo tiene testa a Quetsacoal” esclamò il capo tribù.
“Forse riuscirà a sconfiggerlo” sperò lo stregone.
Ma proprio in quel momento, il coccodrillo gigante colpì Braccio di Ferro con la sua coda, atterrandolo; e non pago di ciò, il rettile si mise a calpestare ripetutamente il marinaio con le sue possenti zampe.
“Peccato. Ma un uomo non può battere un dio” sospirò lo stregone.
“Voi non conoscete Braccio di Ferro” obbiettò il professore, che aveva seguito il combattimento da lontano.  

Senza concedere un attimo di tregua al suo avversario, il coccodrillo gigante stava continuando a calpestare Braccio di Ferro, riducendolo sempre peggio.
“Questo lucertolone sta cominciando a stancarmi” brontolò il marinaio, mentre estraeva dalla sua camicia una scatola di spinaci.
E dopo aver trangugiato i suoi vegetali preferiti, Braccio di Ferro bloccò a mezz’aria il rettile, per poi ributtarlo nel fiume.
Ma ruggendo infuriato, il coccodrillo gigante ritornò all’attacco e si avventò sul marinaio, ingoiandolo in un sol boccone.
Ma non appena le gigantesche mandibole si serrarono, Braccio di Ferro sfondò la dentatura della belva, riconquistando la libertà.
“Rrrrr!” ruggì il rettile, in preda al dolore.
“Vedo che non ne hai avuto abbastanza” replicò il marinaio, che concentrò tutte le sue energie nel pugno destro, ingigantendolo a dismisura.
E senza aggiungere altro, Braccio di Ferro sferrò un pugno micidiale al coccodrillo gigante, che diventò letteralmente una borsetta con le zampe e la coda.
“Cai, cai, cai!” guaì il rettile, prima di svignarsela a tutta velocità nelle acque del fiume.
“State pur certi che quel lucertolone non vi darà più fastidio” assicurò il marinaio agli indigeni.
“E senza di lui, i pesci torneranno presto a popolare il fiume” aggiunse il professore, sorridendo.
“Evviva il coraggioso e potente uomo dai pugni indistruttibili!” esulto l’intera tribù dei Mungia-Mungia.

“Per fortuna, tutto é finito bene” sospirò Poldo, che, inspirando profondamente, riuscì a liberarsi.
“Spero che questa brutta esperienza non abbia cancellato il tuo amore per la cultura africana” si augurò De Anglofilis.
“Invece, é proprio così. Addio, professore” replicò Poldo, mettendosi a correre in direzione dell’aeroporto più vicino.
“Un po' di esercizio gli farà perdere qualche chilo. Eh,eh!” ridacchiò Braccio di ferro, divertito da quella scena.


FINE

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