12/12/12

Michel Vaillant-il pilota di carta dal cuore d'acciaio*****




Vintage di classe in edicola, non leggevo le storie di Michel Vaillant dai tempi dei meravigliosi Classici dell'Audacia degli anni 60 della Mondadori.


Visto il costo "collezionistico" della vecchia collana mi sa che viro a questa bella ristampa economica allegata alla Gazzetta.



Creato nel 1957 da Jean Graton per alcune storie brevi su Tin Tin , visto il gradimento del pubblico il pilota ottenne il  primo albo autonomo di grande successo nel 1959.



In italia fù pubblicato a lungo sul Corriere dei Piccoli (poi  dei Ragazzi) e negli Albi Ardimento, altre edizioni furono realizzate più recentamente da Alessandro Distribuzione e Comic Art.
La stessa Gazzetta della Sport aveva pubblicato la storia "San Francisco Circus" a puntate nel 1979.

L'ultima volta che si è visto Michel in edicola è stato nei Classici del Fumetto Serie Oro n. 27 della Panini nel 2005.Quello che ha sempre contraddistinto la serie è la cura maniacale nella realizzazione delle auto e dei circuiti con comparsate di piloti del mondo reale,credo che sia uno dei pochissimi bd sportivi (io non ne ricordo altri) che riesce ad appassionare, grazie alle trame "gialle" e alle splendide tavole, anche  chi non ha geni agonistici come me .





Il  film del 2003 "Adrenalina blu - La leggenda di Michel Vaillant", tratto molto liberamente dalla storia   'Un 13 in gara' è stato visto dai fans come un piccolo tradimento perchè  rispecchia poco la psiche del personaggio originario ma è stato gradito dagli sportivi per  le esagerate e fastnfuriose riprese.



Le  auto e i circuiti sono  tutto opera artigiana  di Graton senza l'utilizzo delle pratiche photoshoppose degli  artisti moderni quindi un opera dal design tecnico spaventoso, quello che sarebbe venuto fuori se PininFarina avesse deciso di fare il fumettaro.



Cito testualmente dalla campagna stampa:

Il fumetto è un esclusiva per Gazzetta: ogni albo, infatti, non contiene solo una storia auto-conclusiva ma contenuti editoriali extra inediti in Italia (storie brevi e testi di approfondimento).
Ogni mercoledì sarà in edicola un nuovo albo: i primi tre costeranno solo 1€, gli altri 2,99€.
La prima storia è interamente ambientata a Monza, ripercorrendo le emozioni e i luoghi simbolo dell’emozionante Gran Premio d’Italia.





Questa qui sotto è la riproduzione della macchina di Michel Vaillant realizzata da Chevrolet, che ha corso e vinto il WTCC di Portimao quest’anno.



10/12/12

Il Parlamento dei fumetti del 1977, Tratto da "Professor Snoopy" inserto dell'europeo e disegnate da Franco Originario - Tavole inviate dal GRANDE Aumaldo



Vi siete mai chiesti quale potrebbe essere la corrente politica degli eroi dei fumetti? Ok   Superman è fascista, Topolino a centrodestra  , Popeye è un comunista. Dopo il  Diabolik maoista ecco qui (grazie ad Aumaldo) il parlamento del 1977 in versione comics disegnato da Franco Originario.

08/12/12

La Maschera della Morte (terzo episodio della serie L’Agente Segreto B-13) Albo di “Grandi Avventure” anno II n. 8, 1 Agosto 1946, edito da S.A.G.A. (via Dorotea 6, Roma), costo 15 lire-recensione di Luca Lorenzon




Gli statunitensi hanno il Secret Agent X-9 di Alex Raymond, noi italiani potevamo sfoggiare L’Agente Segreto B-13.



L’albo è in formato orizzontale, le dimensioni sono assimilabili all’odierno 17x24, ovviamente ruotato di 90 gradi. La foliazione comprende 16 pagine in bianco e nero interamente occupate dalla storia a fumetti più copertina e retro. La copertina è in quadricromia (e presenta un fuori registro), la quarta solo in tricromia mentre seconda e terza di copertina sono in bianco e nero. La storia precedente viene riassunta in seconda di copertina e pare alquanto complessa (vedi allegato 1), in seconda di copertina troviamo anche un annuncio ai lettori in merito ad un concorso che metteva in palio 500 lire dell’epoca: rassegnati al fatto che i ragazzi che hanno partecipato si sono limitati a copiare storie famose i redattori non hanno premiato nessuno e hanno consigliato ai partecipanti di proporre qualche fatto strano realmente capitato nella loro vita, in cerca di un minimo di originalità! La Maschera della Morte inizia ex abrupto con la visita del malvagio giapponese Ho Kusai (non desta tanto stupore il fatto che il nome è quasi lo stesso del celeberrimo artista quanto che nel riassunto veniva chiamato «Hokusoi») al pittore Giuliano per constringerlo a partecipare al suo piano: una volta introdotto nel penitenziario della Caienna [sic] dovrà impossessarsi di informazioni segrete e pericolosissime da un detenuto.



La storia procede quindi nel solco della tradizione esotico-avventurosa del fumetto dell’epoca, o meglio dell’epoca precedente di cui si cercavano di rinverdire i fasti. L’assunto è piuttosto inverosimile (un pittore che diventa agente di sorveglianza di un penitenziario sito in terra straniera?!) e anche il resto della storia è costellato dalle proverbiali ingenuità del periodo, prima fra tutte la rappresentazione stereotipata dei giapponesi come perfidi infingardi occasionalmente esperti di una non meglio precisata «lotta giapponese», oltre che fieri portatori di una dentatura spaventosa.

 

La storia procede in maniera lineare senza colpi di scena fino alla conclusione (che potrebbe essere la conclusione della intera serie) e forse anche a causa dello scarso spazio a disposizione la fortuna sembra favorire gli eroi laddove certe situazioni avrebbero richiesto qualche vignetta in più per arrivare allo stesso nodo della trama in maniera più credibile e meno meccanica (guarda caso, l’unica stanza libera in albergo è proprio quella vicina a chi deve essere spiato... la fermezza di Giuliano nell’impedire alla fidanzata di accompagnarlo si scioglie nell’arco di una vignetta...). Sempre a causa della breve durata dell’albetto, si fa un ampio uso delle didascalie per condensare con poche parole quello che non si aveva lo spazio per disegnare. Va però riconosciuta all’autore una prosa felice ed evocativa, che rende la lettura piacevole: «La vita dei forzati trascorre accompagnata da tre spaventose figure di arpie: la disperazione, la fatica e la noia». Occasionalmente nei dialoghi fa inoltre capolino qualche guizzo di ironia molto azzeccato: ad Ho Kusai che gli ha lanciato un coltello Giuliano risponde «I vostri biglietti da visita sono di acciaio temperato, a quel che sembra...».



Niente male il finale: nulla di particolarmente originale o interessante, ma la storia viene portata a compimento e anche il titolo ad effetto La Maschera della Morte viene giustificato (cosa per niente scontata nemmeno oggi!). Di sicuro l’Agente Segreto B-13 merita il suo appellativo: viene solo nominato nella seconda vignetta e non si vede per tutto l’albo! Curiosamente la cura editoriale lascia a desiderare e sono presenti errori grammaticali come «accuminato» e «quì», oltre a frequenti casi di parole mandate a capo in modo sbagliato. Sono inoltre evidenti i lavori di biacca per coprire qualche errore ortografico. Nella terza vignetta della prima pagina, poi, una “nuvoletta” è stata scambiata per una didascalia.

  

Questo è un errore che occasionalmente tornerà ancora nel corso della storia ma viene solitamente corretto con l’aggiunta di un filatterio che collega la “didascalia” al parlante; ci si accorge di questi interventi, oltre che per la posizione dei testi, anche perchè secondo il gusto dell’autore (o dell’editore) le didascalie vengono contenute in spazi geometrici regolari mentre i dialoghi in spazi frastagliati. Dal punto di vista dei disegni siamo a un livello inferiore rispetto ai testi. Vittorio Cossio (autore anche dei testi?) disegna delle masse ingombranti non sempre molto fedeli all’anatomia umana. Le scene d’azione sono statiche e i primi piani decisamente brutti, anche quando non devono rappresentare dei personaggi programmaticamente brutti (cioè i perfidi giapponesi). La sua vera “bestia nera” sono però i profili, in particolare le donne ne escono massacrate. Nell’uso modulato del pennello, per dare corpo alle figure o “colorare” le vignette, si può comunque ravvisare una parentela con lo stile di Galep.




La terza di copertina ospita la quarta puntata del «romanzo giallo» I Due Vagabondi ad opera di tal Giovanni Hierro. In fatto che inizi in media res mi ha dissuaso dalla lettura. In quarta di copertina vengono riassunti i titoli de Gli Albi di “Grandi Avventure” usciti e del prossimo in preparazione.



 Desta una certa perplessità il fatto che la collana offra «ogni dieci giorni un fascicolo»: allora La Maschera della Morte come fa ad essere appena l’ottavo del secondo anno se è datato agosto 1946? Dall’inizio dell’anno dovrebbero essere stati pubblicati già 20 o 21 numeri, 3 al mese fino a tutto luglio. Per completezza segnalo che la mia copia reca stampigliata in alto a destra la lettera “A” in inchiostro blu. Siccome copre parzialmente copertina e prezzo immagino sia stata aggiunta in seguito forse a indicare l’appartenenza ad un lotto o a un gruppo di resi (anche le altre copie che ho visto presentavano questa caratteristica). L’esemplare in mio possesso è conservato in condizioni tutto sommato buone, considerando la scarsa qualità della carta e il fatto che in tipografia venne spillato solo in alto e quindi era molto più suscettibile di rovinarsi sfaldandosi. Mi è stato regalato da un rigattiere che ne possiede più copie e che ormai è rassegnato al fatto che, nonostante Vittorio Cossio sia un nome legato al Friuli Venezia Giulia (ma meno noto del fratello Carlo, credo), sia invendibile pure dalle mie parti. Una supposizione un po’ maliziosa nata da alcune ricerche su internet: che la collana sia stata chiamata «gli albi di “Grandi Avventure”» per capitalizzare sul successo degli Albi di Grandi Avventure della Mondadori?

06/12/12

Braccio di Ferro cantante italiano


Il nostro amato marinaio ha all'attivo nel  mercato discografico nazionale ben due dischi a  33 giri e qualche singolo.




L'opera è di Ricky Gianco che prestò la sua voce a questo particolare esperimento sonoro con dei risultati non disprezzabili e con discreta conoscenza del mondo di Segar.



Il testo, ad esempio di "Brutus" descrive un background triste ma psicologicamente approfondito e plausibile del  barbuto nemico di Popeye.




Le copertine dei dischi , come avrete notato, erano tratte  da tavole di Bud Sagendorf  o ispirate all'autore.



Braccio di Ferro

 


Lp, 1976 , Intingo

Brani:

1) Son Braccio di Ferro, yes
2) Pop, pop, Popeye
3) Blues dei perché
4) La luna
5) I panini di Poldo
6) L'uomo delle nevi
7) Io sono un uragano
8) Olivia innamorata
9) Il mare
10) L'isola macrobiotica
11) Il sole
12) Ninna nanna di Pisello 


Quel rissoso, irascibile, carissimo Braccio di Ferro

 

 
Lp, 1976 , Intingo


Brani:

1) Brutus
2) C'è un orsetto tutto nero
3) Giro del mondo
4) La ghianda, la pagliuzza e la bolla di sapone
5) Serenata ad Olivia
6) Jingle bells (É Natale ormai)
7) Me, io son sensibile
8) Il ghiro
9) Se non mangi gli spinaci
10) Al bar di Popeye "Glop" 


 Qui di seguito un paio di brani trovati su youtube:


04/12/12

Sergio Bonelli non era un collezionista

Ma come tutti i veri appassionati di fumetti adorava i suoi albi anche se tenuti insieme da nastro adesivo.
Sono cose che fanno bene al cuore.


Leggetevi la risposta che da ad una lettera spedita da un lettore di Tutto Zagor (n.56)

02/12/12

Diabolik è comunista

Almeno secondo questo inserto dell'espresso del 1977 con cover illustrata da Beppe Madaudo (grazie Luca Lorenzon)