Non molti sanno che il papà di Tex Willer all'inizio della sua carriera, prima d'intraprendere la strada "Audace", oltre a lavorare per S.A.E.V. scriveva anche alcune storie per il mercato francese del gigante mascherato italiano Amok. Notizia presa da una lettera di Luigi Marcianò su Fumo di China 170. Lo pseudonimo utilizzato era John Bonel, probabilmente il nome fu preso di peso dal suo mito personale, il regista John Ford e poi un bel cognome tronco come nella tradizione d'oltralpe. Mi vengono in testa tanti pensieri, perchè Amok l'ho letto pure io, le storie a fumetti disegnate da Antonio Canale /Tony Chan erano così belle che ricordo vennero ristampate almeno sino alla fine degli anni settanta e qualche albo, forse Dardo, me lo ritrovo ancora in soffitta. Chissà se Canale fosse nato in America che meraviglie ci avrebbe regalato sui classici super eroi se non fosse stato sfruttato perlopiù per questo clone (meraviglioso però) di Phantom. In quella copertina lì messa sotto il titolo quel faccino mascherato non è bello come il Daredevil di Bill Everett?
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28/02/15
Domani, 29 Febbraio è il compleanno di Minni.
Gaspare Pero si è accorto di questa ricorrenza leggendo "Topolino e il Cobra Bianco" del 1948 di Guido Martina e Angelo Bioletto, l'ultima storia italiana ad essere pubblicata sul "Topolino Giornale". Facciamo gli auguri alla nostra topa preferita.
03/10/12
Il Re delle Tenebre – Albo d’oro n° 132, 20 novembre 1948-recensione di Luca Lorenzon
Nonostante il titolo e l’illustrazione di copertina Il Re delle Tenebre non è un fumetto horror o bellico ma un
racconto di fantascienza che sconfina un po’ nello spionaggio e molto
nell’esotismo. Non si tratta di una storia a se stante, ma di un tassello di
una vicenda più articolata che è cominciata nel numero 75 degli Albi d’oro per
poi proseguire sul 77 e sul 127. I protagonisti Niko e Daniele inseguono i due
arcinemici Will Sparrow e Mark Park ma questi riescono a seminarli e a fuggire nel
cuore di una Cina contaminata da suggestioni fantasy e da certe inevitabili
(visto l’anno di realizzazione) semplificazioni propagandistiche. Trovato il
tesoro di Marco Polo (!) i due malfattori hanno i fondi per completare le loro
ricerche su un’arma fantascientifica.
Coerentemente con altre opere a fumetti di poco precedenti, come Virus il mago della foresta morta o Saturno contro la Terra, e anche come
certo cinema hollywoodiano classico, il vero protagonista non è il “buono” ma
il criminale e infatti facendo una rapida ricerca su internet ho scoperto che
la serie è intitolata proprio a Will Sparrow[http://www.cartesio-episteme.net/gial/Albidoro.htm].
L’arma definitiva ideata dal bad
doctor è un marchingegno che permette di creare le tenebre a piacimento (da
qui il titolo), con cui l’aviazione e la marina orientali dovrebbero avere la
meglio sulle forze americane. Chiaramente non andrà così e anche a causa di un
intricato gioco di spie che coinvolge il Giappone alla fine i malfattori si
troveranno divisi e costretti a collaborare sotto minaccia della vita con due
schieramenti in lotta, fino al loro ricongiugimento finale.
Il fascino della storia risiede nell’ingenuo esotismo di cui è intrisa e
nel ritmo incalzante con cui viene portata avanti. Anzi, in certe parti sembra
che tra il progetto di una nuova invenzione diabolica e la sua realizzazione
trascorra un battito di ciglia. I personaggi sono caratterizzati piuttosto bene
(interessante come la coppia “cattiva” rispecchi quella “buona”: in entrambe
c’è un tizio coi baffi) nonostante nessuno brilli particolarmente per
originalità, tranne lo stesso Will Sparrow geniale inventore.
Dal punto di vista del disegno lo stile è un po’ scarno ma efficace, con un
sapiente uso del chiaroscuro; negli sfondi si nota talvolta un certo senso di
vuoto, compensato in altre (poche) vignette dalla cura con cui viene disegnata
una giungla, una montagna in lontananza oppure i dettagli di una nave. I
personaggi non sono particolarmente espressivi ma quanto basta per non renderli
anodini. In molte occasioni è evidente come il disegnatore abbia fatto ricorso
al tavolo luminoso (o a qualsiasi artificio analogo si usasse all’epoca) per
riproporre alcuni volti e posture. Da notare come in più di una occasione il
tratto o l’inchiostrazione forniscano ai personaggi maschili un accenno di seno,
non arrivando per fortuna agli estremi di Rob Liefeld in quel famigerato
disegno di Capitan America ma comunque ottenendo un certo effetto straniante.
Il fascicolo è in bianco e nero eccezion fatta per le pagine 16 e 17
(colori assolutamente superflui a mio parere) e a intervalli regolari viene
presentata come un ossessivo mantra a piè di pagina la pubblicità del Diario degli Amici di Topolino.
In quarta di copertina viene ospitata la nona tavola/puntata de La Primula Rossa del Risorgimento di Cesare
Zavattini (nientemeno!) e Pier Luigi De Vita, costretta su tre striscie invece
che quattro per far posto alla pubblicità e assolutamente incomprensibile senza
aver letto le puntate precedenti.
Il tutto a opera di tale Straelen, su cui non sono riuscito a reperire
alcuna informazione. Da notare come questo fumetto venisse presentato come
«romanzo», ed eravamo ancora nel 1948.
Il rigattiere di Trieste che mi ha venduto questo Albo d’oro mi ha
assicurato che si tratta di una copia originale dell’epoca e non di una
ristampa successiva. Pagato 10 euro contro i 20 a cui a suo dire lo vendeva
solo qualche giorno prima. Fa fede l’abitudine barbara di scrivere a matita il
costo direttamente sull’albo, qui quindi ulteriormente deturpato dal ripasso
col prezzo ribassato.
22/02/09
Gey Carioca-La serie ****
l'originale degli anni 40 |
Le pillole le conferiscono una forza straordinaria, permettendole di sgominare i malvagi, soliti a sottovalutarla per colpa dell'appariscente aspetto estetico.
Ogni occasione è pretesto buono per vederla in sottana.
Gey è davvero un incrocio tra una Playmate e Nonna Abelarda.
Le prime avventure della splendida GEY CARIOCA furono pubblicate sulla collana Belle Avventure dell'editoriale Subalpino, futura edizioni Alpe, per 12 numeri dal 1948 al 1949 con i testi di Max Massimino Garnier e Roberto Renzi e i disegni di Paul Campani (Autore anche di Misterix), che diverrà famosissimo nell'epoca dei caroselli.
In Argentina la serie durò più a lungo con il nome di Tita Dinamita.
Negli anni 70 la serie fu ridisegnata con degli inserti, utilizzando terminologia cinematografica.
Furono aggiunte delle scene di nudo disegnate da Attilio Ortolani , per cavalcare l'onda erotica in cui erano immerse le edicole.
La seconda serie alpe è composta da 10 numeri ed uscì dal 1973 al 1974
Ogni occasione è pretesto buono per vederla in sottana.
Gey è davvero un incrocio tra una Playmate e Nonna Abelarda.
Le prime avventure della splendida GEY CARIOCA furono pubblicate sulla collana Belle Avventure dell'editoriale Subalpino, futura edizioni Alpe, per 12 numeri dal 1948 al 1949 con i testi di Max Massimino Garnier e Roberto Renzi e i disegni di Paul Campani (Autore anche di Misterix), che diverrà famosissimo nell'epoca dei caroselli.
In Argentina la serie durò più a lungo con il nome di Tita Dinamita.
Negli anni 70 la serie fu ridisegnata con degli inserti, utilizzando terminologia cinematografica.
Furono aggiunte delle scene di nudo disegnate da Attilio Ortolani , per cavalcare l'onda erotica in cui erano immerse le edicole.
La seconda serie alpe è composta da 10 numeri ed uscì dal 1973 al 1974
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