22/02/13

Popeye and Son-Che Papà Braccio di Ferro-serie animata 1987-Hanna & Barbera *


 

 Una delle più tremende boiate degli anni 80.

Serie animata prodotta da Hanna & Barbera per soltanto 13 episodi  nel 1987 che non fu gradita  nemmeno dal pubblico dei bambini.

Le avventure raccontano di un Popeye, con le camicie del signor Roper di tre cuori in affitto, ormai sposato con Olivia e padre del figlio Popeye Junior.

Ricordo che già rimasi male quando fu eliminata la torcia umana dai fantastici quattro in favore di quel rottame di H.E.R.B.I.E. nei cartoni animati del 1978 ma la delusione fù ancora più grande alla notizia della scomparsa di Pisellino.

Non si possono fare operazioni del genere, è come vedere Happy Days senza Fonzie , Swee'Pea è il figlio ufficiale, anche se adottivo, del nostro  Braccione e  non lo si può liquidare come un personaggio di Beatiful qualunque.

Popeye junior , biondino antipatico e privo di fascino, ha ereditato dal padre la capacità di accrescere la propria forza fisica grazie all’ingurgitazione di spinaci ma   purtroppo ne odia il sapore e preferisce gli Hamburger (Poldo…di sto bambino ne sai qualcosa?).

Olivia viene resa più "carina" con  capelli ricci e  carattere  materno, cosa che vedo come una snaturizzazione del personaggio  estrema...dall’alba dei tempi la signorina Oyl è una svampita zitella manesca ed acida.

 

  

Si è sposato anche Bluto ed ha avuto un figlio di nome Tank che è l’ovvio rivale di Popeye Jr.

 

 

La serie è stata schifata da tutti e non ha avuto successo nemmeno in dvd.

 

 


Nelle tv italiche non si fa vedere da tempo e nessuno ne sente la mancanza.
Di una bruttura che non gli permette neanche il ruolo di Trash Cult.
In tutti questi anni l’unica operazione meritevole di stima in relazione a Popeye è stata la pubblicazione dei nuovi comics della IDW rispettosissimi del background e dei characters ma allo stesso tempo "nuovi".



A proposito ho appena letto “Mars Attacks Popeye” sempre della IDW e ve lo consiglio di cuore è  un cross over divertentissimo.

Braccio di Ferro ORO N. 1 (supplemento a Festival di Soldino N. 8 del Dicembre 1965). 80 pagine (su 4 strisce), cm 18 x 25,5, recensione di Lorenzo Terranova


Correzioni al  post riguardo al ripasso  di Sandro Dossi


Numero unico, anticipatore dei classici speciali natalizi, si distingue per le dimensioni, simili a quelle della serie di ristampe Braccio di Ferro Gigante del 1977.
Non mi è chiaro se contenga storie inedite, o storie già edite rimontate nel grande formato. Quando è uscito questo albo, la collana Braccio di Ferro aveva alle spalle solo due anni di vita editoriale. Negli albi in mio possesso del periodo 1964-65 (che non sono comunque molti) non ho trovato traccia di queste storie, né l’ho trovata in quelli recensiti da Gaspare Pero nel gruppo Yahoo. Chi ci legge può aiutarci a chiarire l’arcano?

Invito al manicomio (***)
20 pagine – Disegni: Pierluigi Sangalli (matite) e Sandro Dossi (chine)
Braccio di Ferro sta passando il Natale con tutti i suoi cari, quando viene allontanato da casa da una telefonata. Si tratta di una macchinazione di Bacheca e Timoteo, che in sua assenza rapiscono Oliva, Pisellino, Trinchetto e Poldo e li sostituiscono con dei sosia robot. Al ritorno di Braccio di Ferro, i robot iniziano ad agire stranamente, facendogli credere di essere impazzito. Alla fine “Oliva” chiama il manicomio, e Braccio di Ferro viene internato. Riesce comunque a mangiare gli spinaci e a fuggire, scopre l’inganno e, sostituendosi al robot di Trinchetto, penetra nel covo dei due e, ovviamente, sono botte. Bacheca e Timoteo vengono trasformati in due alberi di Natale, per sostituire quello distrutto durante la storia.
Storia piuttosto classica nel suo svolgimento. Da notare la rappresentazione “politicamente scorretta” del manicomio (a partire dal nome), coi matti rappresentati come idioti felici. Siamo comunque nel 1965, e la legge Basaglia era ben al di là da venire.

 

La visita del Marziano (***)
12 pagine – Disegni: Pierluigi Sangalli (matite) e studio Del Principe (chine)
Classico team-up tra Poldo e Trinchetto per sbafare e sbevazzare a spese di Oliva. A turno uno dei due si traveste da marziano (il disintegratore è un nebulizzatore per il “ramato”) e l’altro finge di cacciarlo, ottenendo la riconoscenza di Oliva, e quindi l’ambito premio in panini e bottiglie. Naturalmente Oliva scopre tutto e, dopo averli spinti a litigare tra loro, riesce a spaventarli con lo stesso trucco.
Notevole la scena surreale in cui Poldo, per farsi venire un’idea, trasforma letteralmente la propria testa in un vulcano, da cui salta fuori una busta chiusa… con dentro l’idea cercata!

 

L’altalena di Paolino (**)
4 pagine – Disegni: Pierluigi Sangalli (matite) e studio Del Principe (chine)
Breve storiella in cui Pisellino gioca con un amico prepotente e sbruffone, ma riequilibra la situazione ricorrendo agli spinaci. Gnente de chè!




Un pezzo d’antiquariato (****)
8 pagine – Disegni: Pierluigi Sangalli (matite) e studio Del Principe (chine)
Storia molto carina, in cui Trinchetto partecipa ad un’asta in cerca d’affari. Il pappagallo Cocorito vorrebbe accompagnarlo, ma Trinchetto non vuole e lascia il Gip a fargli la guardia. Trinchetto cerca di acquistare un mattarello per pochi centesimi, ma un misterioso partecipante rilancia, convincendolo che si tratta di un oggetto di grande valore. In un crescendo rossiniano di offerte e rilanci, Trinchetto arriva ad aggiudicarsi il mattarello per 200 dollari. Naturalmente l’altro offerente era Cocorito che, abbattuto il Gip col pesantissimo trespolo, aveva raggiunto la casa d’aste “rispondendo” al padrone fino al 200, numero oltre il quale non sa contare! Trinchetto trova subito come impiegare il suo nuovo mattarello sul cranio di Cocorito, con grande soddisfazione del Gip.
Nelle prime storie degli anni ’60 compaiono a volte alcuni personaggi creati da Segar, come King Blozo (“Re Pinco”) o , come in questo caso, il Jeep (“Gip”), declassato da animale magico a semplice cane, poi non più ripresi per tutti gli anni ’70 e recuperati invece nell’ultima fase della parabola del giornalino (fine anni ’80 – anni ’90), quando ci fu un riallineamento alla versione americana del personaggio.


 

I soldatini di Grissino (***)
12 pagine – Disegni: Pierluigi Sangalli (matite) e Sandro Dossi (chine)
Grissino vorrebbe dei soldatini con cui giocare, e scrive a Babbo Natale. Viene accontentato, ma i soldatini più grossi che ha Babbo Natale sono comunque minuscoli per Grissino, che quindi non può giocarci. Una banda di ladri ha pianificato una triplice rapina per la notte di Natale, ma i singhiozzi di Grissino, triste a causa dei soldatini, risuonano come una sirena e fanno intervenire la polizia. Babbo Natale convince il sindaco a permettere a Grissino di prendere come premio tutti i monumenti militari della città per giocare ai soldatini.
Il meccanismo narrativo è quello classico e immutabile di tutte le storie di Grissino, ma il disegno è molto morbido e pulito, e il formato maggiore consente l’introduzione di diverse vignettone da mezza pagina, che danno movimento e ariosità alla storia.

 

I fantasmi del mare (****)
20 pagine – Disegni: Pierluigi Sangalli (matite) e Sandro Dossi (chine)
Negli ultimi tempi dei misteriosi fantasmi del mare hanno affondato numerose navi. Durante un viaggio per mare, anche Braccio di Ferro, Poldo e Oliva vengono assaliti dai fantasmi, che sbucano dalle acque e fracassano la nave. Dopo aver messo in salvo Poldo e Oliva, Braccio di Ferro scopre che i fantasmi del mare altro non sono che palle di cannone avvolte da lenzuoli, e che il tutto è un trucco di Bacheca e Timoteo per affondare le navi e depredarle. Braccio di Ferro fa giustizia a suon di cazzotti, e i due lestofanti vanno in prigione, raggiunti volontariamente da Poldo quando questi scopre che vi vengono serviti tre panini al giorno.
Bella storia (l’unica dell’albo che ricordavo di aver già letto da bambino in qualche ristampa) che richiama vagamente alla memoria alcune situazioni del classico di Segar “La nave dei fantasmi”. Gustosi i siparietti tra Oliva e Poldo che, nella tradizione Segariana, si improvvisa poeta per scroccare.

 

21/02/13

Numero sconosciuto (privo di copertina) di Cucciolo, 80 pagine numerate da 3 a 82 (attendiamo aiuti) recensione di Luca Lorenzon


Salvatore Giordano prova ad aggiungere almeno i disegnatori

1) Giorgio Rebuffi
2) Giorgio Rebuffi
3) Onofrio Bramante (Brahms)
4) Alberico Motta in overdose di Jacovitti
5)Giorgio Rebuffi


Agnelloski pasqualeff (16 tavole): le tribolazioni di Cucciolo e Beppe (cui si aggiunge Bombarda) per procurarsi un agnello da cucinare per Pasqua. Il titolo è giustificato dal fatto che il lupo Pugacioff ha un ruolo di rilievo. Storia canonica ma piacevole, con una simpatica gag finale. ***


 

Il Confusionifero (12 tavole): un capolavoro http://lucalorenzon.blogspot.it/2011/02/fumettisti-dinvenzione-5.html*****

 

Robin Het e l’allegra brigata della foresta – avventura in canoa (16 tavole): Robin Het e i suoi compagni Tremarel e Mac Kefif vanno a caccia nelle foreste di quella che sembra essere la regione dei Grandi Laghi (nonostante il titolo lasciasse intendere che fosse una parodia di Robin Hood) ma il grasso Tremarel si attarda per prendere una preda e viene catturato dagli indiani che introduce ai piaceri dell’alcol. Dopo una rocambolesca fuga si ricongiunge agli amici in canoa, tanto per giustificare il titolo.
Non ho gradito l’inserimento di una storia più avventurosa e leggermente più realistica in un contesto prettamente umoristico come quello di quest’albo, e la trama di questo fumetto non mi sembra particolarmente originale, ma i disegni denotano una certa cura e non vorrei farmi infuenzare dai pregiudizi.
Tre stelle e non ne parliamo più, Salvatore. ***

 


Il ratto delle Sabine (12 tavole): per quanto messa in ombra da Il Confusionifero, anche questa splendida storia si segnala per i diversi piani narrativi in cui si muove e per molti divertenti e riuscitissimi giochi metanarrativi.
Come annunciato da una didascalia (sicuramente vestigia di una precedente edizione, visto che dei fatti riassunti non c’è traccia in questo numero) Cucciolo e Beppe proseguono la loro carriera di reporter e decidono di fare un servizio su un’opera teatrale che Bombarda metterà in scena: Il ratto delle Sabine. A causa di una indigestione di fagioli i due attori protagonisti non possono recitare, così Cucciolo e Beppe salvano la situazione e si offrono di sostituirli.
La storia alterna le vicende recitate con le reazioni scomposte del pubblico, e si caratterizza per splash pages e “panoramiche” degne di Jacovitti, autore a cui alcune anatomie sono palesemente ispirate. Notevole per una pubblicazione del genere, fatta di corsa e al risparmio, l’horror vacui che pervade le tavole, caratterizzate da un sovraffollamento di facce e dettagli (ai lettori un premio di un chilo di fagioli se riusciranno a trovare il personaggio storico tra la folla!).
Questo particolare tipo di narrazione permette di condensare un sacco di informazioni in poche pagine, e in effetti la rappresentazione della commedia dura solo 4 tavole pur presentando molte situazioni e sottotrame.
Al di là degli inserti surreali (a tavola 4 un figuro irrompe nella pagina per raccontare una barzelletta) la dirompente vis comica della storia si manifesta al meglio in tre occasioni: la rivelazione della vera vita coniugale dei romani dopo il ratto delle mostruose mogli, la genialità di Bombarda che pensa a quanto guadagnerà con tutti gli ortaggi che il pubblico imbufalito gli lancia e l’inedita paraculaggine dei due protagonisti che rimessi i panni di reporter scrivono una cronaca assai addomesticata dello spettacolo.
Una storia da recuperare. *****

 




La guardia del corpo (16 tavole): il cagnolino giapponese Gigorocane cerca impiego come guardia del corpo ma non viene preso sul serio a causa delle sue dimensioni mignon. Dopo essere riuscito a suonarle nientemeno che a Pugacioff viene indirizzato verso Bombarda che sarebbe ben lieto di avere qualcuno che lo difendesse dalle attenzioni del lupastro: Gigorocane dà dimostrazione delle sue incredibili abilità marziali e Bombarda lo assume.
Il povero Pugacioff viene ripetutamente sconfitto e nemmeno lo iettatore Giona la spunta su Gigorocane. Finché incontra il gatto Bernabò (da quello che ho capito, titolare col topo Achille di un’altra serie) che con l’inganno gli affida la pianta carnivora Pitagora. Proprio questo strambo vegetale che fuma la pipa, già intravisto in Agnelloski pasqualeff, si rivela essere il rimedio contro Gigorocane.
È probabile che La guardia del corpo facesse parte di un corpus di storie collegate fra di loro, o che sia il frutto di un rimontaggio, visto che Pugacioff fa riferimento a una scena che non è presente in questa versione. ****

 


Storia completa : Pierino – Il racconto del mese –Picciotto –Storia e Disegni di Alberico Motta.*****


Ci sono cinque asterischi la in alto e vi chiederete perché.
Quando valuto una storia tendo sempre a contestualizzarla agli anni in cui viene prodotta e al pubblico a cui viene rivolta. Questa è una storia degli anni sessanta pubblicata in albo per bambini.
Metteteci pure che io sono un terrone siculo (orgoglioso) che da dodici anni si ciba di polenta taragna in quel di Bergamo e anche se non ha vissuto la tragicità dell’esodo che colpiva i poveri lavoratori del sud  grazie al contesto culturale che è fortunatamente cambiato , non posso non essere emotivamente colpito dalla poesia e drammaticità di questa avventura  che è tutto fuorchè comica.
Quel che racconta Alberico Motta mi ricorda i  discorsi dei  miei vecchi parenti emigrati che quando ritornavano in Sicilia avevano i lucciconi agli occhi. Grazie ai voli low cost le distanze sono ormai relative, il costo è minimo e si riesce a fare spesso qualche viaggetto nella terra d’origine, ho conosciuto  migranti che sono tornati in Italia per la prima volta dopo una decina d’anni dal loro trasferimento come  minatori in Belgio e operai in America o in Australia. Ignoranti ed analfabeti in un mondo completamente diverso che non li accettava e sfruttava come animali da soma. La stessa Italia del  “Nord” non accettava  i meridionali  perché non si può negare che per anni c’è stata un paese  che di unico aveva soltanto la costitizione  ma che in realtà era composta da due nazioni diverse per tradizioni e sviluppo , per possiblità economiche e costumi. Non mi è mai capitato , per fortuna, di avere a che fare con razzismo e spocchia, mal ne incorerebbe allo sfortunato che si tacciasse superiore, sono persona quieta ma ho argomenti storici  e lingua abbastanza pronta per  difendere  presupposte colpe  e difetti che avremmo noi sudisti , spesso soltanto  vittime della cattiva amministrazione e del crimine organizzato piuttosto che fannulloni menefreghisti asserviti al malaffare.  Questo romanzo di Alberico è di veduta aperta e moderna, Motta constata che per colpa della disoccupazione dilagante il sogno del povero siciliano è il posto fisso , qui rappresentato dalla sicurezza della divisa, vi siete mai chiesti perché i Carabinieri, i Poliziotti  spesso sono di origine  meridionale?
Un motivo c’è …la rivalsa , il voler rappresentare la giustizia , cosa spesso negataci e anche per scardinare quel marchio falso ed infamante che è l’essere tutti simpatizzanti di cosa nostra.
Tornando alla storia…qui stiamo dalle parti del neorealismo di Vittorio de Sica e perché no anche di Ermanno Olmi che nel suo “Albero degli zoccoli” illustrava un nord che non era molto distante nella sua povertà e fame del tanto vituperato sud.
Godetevi la libertà  che concedeva Renato Bianconi ad i suoi autori , apprezzate quando un personaggio “minore” come Pierino avesse tanto da dire, divulgate le capacità narrative e grafiche di Alberico Motta e comprendete l’impossibilità insita  nel loro essere americani dentro che un Popeye, un Topolino o un Tex possano riconoscersi come vero “fumetto italiano”.
Ce ne sarebbe da parlare…quanti e quali sono  i “personaggi italiani” del fumetto, con storie che siano ambientate nelle nostre città con i nostri tick, i nostri difetti, i nostri dialetti e che raccontino la nostra storia.
Provolino, Saruzzo, alcuni eroi del Corriere dei Piccoli …e poi?

Grande introduzione con il recupero di una figura ormai scomparsa il cantastorie
      descrizione della veccha Trinacria degna di Andrea Camilleri
Qui si esagera un pò perchè mia nonna portava il velo ma non il burqa
un avo di Borghezio
 



 ferribbotte era in antico dialetto siculo l'autobus,  nome che  prende origine da una marca d 'automezzi



qui mi sono commosso sul serio





































 Una storia che mi fa gridare un orgoglioso "MINCHIA" di soddisfazione.

I Bianconi da giovani...





Piccola curiosità che avevo scovato  due anni fa ma che avevo dimenticato di postare  , in questa storia tratta da Super Pierino numero 11 del 1965 potete fare un salto nella redazione Bianconi del tempo. Abbiamo Sandrino Dossi ad appena 17 anni  che faceva già il titolista ed era innamorato come adesso della futura moglie Loredana ( i cuoricini con freccia e la scritta L/S all'interno) . Alberico Motta già affermato disegnatore, il calligrafo Nitri , il grande Renato Bianconi e Ninetto chiamato Mimetto da Motta (che non aveva capito bene il suo nome). Ninetto era un ex compagno di scuola di Bianconi che lavorava in redazione fotografando con la reprocamera le tavole!(informazioni che mi ha dato ovviamente Dossi due anni fa)


  

20/02/13

Popeye: Ijiwaru Majo Seahag no Maki - ポパイいじわる魔女シーハッグの巻 - Popeye: The Tale of Seahag the Wicked Witch - Technos Japan - Super Famicom - 1994 - Il miglior videogame su Popeye mai realizzato! ****

 


Tradotto in italiano il titolo dovrebbe essere  "Popeye: la storia del  lupo di mare e la perfida strega".  Pubblicato nel 1994 è un videogioco per il Super Famicom, la versione giapponese del Super Nintendo. Il gioco su Popeye uscì soltanto nei paesi del sol levante, anche se in rete finalmente si trovano traduzioni amatoriali  in una più accessibile lingua anglofona.
Il gioco non è un capolavoro assoluto ma è sicuramente il più bello tra quelli ispirati al nostro amato guercio. Sono tantissimi  e rispettosi i riferimenti  al fumetto originale americano, lo stile degli sprites è ispirato a quello di Bud Sagendorf e tra avversari e personaggi non giocanti troviamo quasi tutti quelli del Pantheon di Elzie C. Segar.

 

La trama: Bacheca , stanca delle ripetute sconfitte, trasforma tutti gli amici di Popeye in statue di pietra strappandogli (figurativamente...non siamo in Mortal Kombat) il cuore. I muscoli cardiaci vengono sparsi dalla strega del mare su le cinque  isole dell'arcipelago di  Spinacia. Popeye dovra recuperare i cuori ma dovra combattere contro classici nemici come il Generale Bunzo, Bolo, Toar,  Bluto, Bernardo l'avvoltoio e la stessa Strega del Mare.
Il gioco si sviluppa come un sorta di gioco da tavolo, giri la ruota , leggi  il numero da 1 a 6  e ti muovi per le caselle del tabellone. 


 Ad ogni giro si possono avere:  fasi platform alla Super Mario , combattimenti con i boss o piccoli puzzle
.








L'arma utilizzata da Braccio di Ferro è un ancora ma non mancano gli immancabili spinaci  e gli sganassoni tipici del nostro eroe. Forse non è un gioco apprezzabile da tutti ma per gli appassionati del fumetto un must da provare anche per il solo piacere di scoprire tutte le piccole citazioni di cui è infarcito.
Un prodotto realizzato con cura da chi conosceva e probabilmente leggeva l'opera originaria.